GRAVINA, Salarity cap impossibile per le norme UE

27.05.2021 21:40 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
GRAVINA, Salarity cap impossibile per le norme UE
FirenzeViola.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Nel corso dell’evento Lo sport che verrà organizzato dal Foglio Sportivo è intervenuto anche il presidente della FIGC Gabriele Gravina che ha affrontato vari temi partendo dalle difficoltà economiche che vive il calcio a causa della pandemia: “Chi ha memoria ricorderà che alla ripartenza della scorsa stagione, per chiudere il campionato 2019/20, lanciai un allarme sulle difficoltà del campionato che avremmo dovuto affrontate nell’anno successivo, ovvero quello appena concluso. A causa di una pandemia ingovernabile non riuscivamo a governare tutti i processi ed eravamo tutti molto preoccupati per la partenza in ritardo, il calendario intasato e le difficoltà economico-finanziarie, ma il risultato è stato straordinario. Abbiamo vissuto tutta la stagione con grande preoccupazione, ma domenica dopo domenica il campionato è stato avvincente e ha regalato incertezza fino all’ultimo. L’unico neo è stata l’impossibilità di far partecipare i tifosi al campionato, siamo partiti con quelle 1.000 presenze che abbiamo dovuto abbandonare, è stata l’unica pecca di questo campionato”

 L’Italia è pronta per l’Europeo?
“Siamo pronti, la struttura organizzativa sta dando dimostrazione di capacità ed efficienza, siamo impegnati nel garantire la massima sicurezza e tutela della salute. Non solo dei protagonisti in campo, ma di tutti coloro che potranno partecipare. Il 25% di presenza dei tifosi sarà un evento esplosivo perché forse non siamo più abituati a tanto entusiasmo nei nostri stadi, ma sarà sicuramente un momento di grande esaltazione e un valore aggiunto per la competizione".

Come si è comportata secondo lei la UEFA in merito alla Superlega?
“Si è trattato di un progetto che ha destato grandissima preoccupazione a livello europeo, che ha creato fibrillazione e tensione per 48 ore, ma la UEFA è stata brava a governarlo dando un segnale importante anche grazie alla partecipazione della politica e dei tifosi. Questo progetto, in tutta la sua negatività, ha generato momenti di grande riflessione. Quando 12 delle 14 società più indebitate al mondo pensano che con un progetto alternativo possano incrementare le risorse trascurando la politica del contenimento dei costi c’è ovviamente della preoccupazione. Ed è su questo che serve fare una riflessione. Sono convinto che in un libero mercato i club debbano puntare a valorizzare certamente il proprio brand per implementare i ricavi, ma non bisogna dimenticare che il posizionamento del prodotto sui mercati, a fronte di ricavi, senza controllo e contenimento dei costi non serve a nulla, anzi peggiora la situazione”.

Il salarity cap può essere una soluzione a questo proposito?
“La mia proposta è quella di cominciare a mettere sotto controllo la politica dei costi, non potendo ispirarci a un salarity cap vero e proprio perché potrebbe entrare in collisione con le norme europee che disciplinano la concorrenza e il mercato. L’idea è quella di porre un limite nel non superare i costi di questa stagione per la prossima. Solo dando garanzie reali o mettendo risorse finanziarie vere sarebbe possibile superare questo limite. Per quanto riguarda il futuro la norma scenderà al 90% nel 2022/23 e poi all’80% nella stagione successiva. Questo aiuterà a calmierare i costi, ma poi ci sono altri elementi da ripensare a partire dal costo del lavoro. Non è possibile che incida con percentuali così alte sul fatturato. Dobbiamo capire che tutti devono fare sacrifici, tutti. I dirigenti devono fare maggiore attenzione a costi e ricavi. Non dobbiamo mai dimenticare che ci sono assunzioni di impegni onerosi da parte delle società sulla base di ricavi che non ci sono stati”.