REBIC, IL DRAGO ED IL LEONE

13.09.2013 00:05 di  Stefano Borgi  Twitter:    vedi letture
REBIC, IL DRAGO ED IL LEONE

C'era curiosità intorno ad Ante Rebic. Un conto è vederlo giocare su YouTube, realizzare un gol (anche bello) con la Croazia. Un altro è guardarlo negli occhi, sentirlo parlare. La prima impressione è di un ragazzo serio, determinato, umile ma allo stesso tempo sicuro di se. Comunque mai sbruffone. La seconda ci fa quasi sorridere, con quella voce che aggiunge qualcosa di romanzesco, di cinematografico. Ante Rebic parla come Ivan Drago, pugile sovietico protagonista di Rocky 4. Mancava solo un: "Io ti spiezzo in due" tra una frase e l'altra, e poi la parte era completa. Anche la capigliatura contribuiva, una folta cresta ordinata in mezzo (non una rificolona come vediamo sulla testa di parecchi calciatori) lo assimilava al Dolph Lundgren che uccideva Apollo Creed e combatteva con Sylvester Stallone. E poi è stato lui stesso a dirlo: "Le mie doti migliori? Velocità, forza ed aggressività". Appunto, nel pugilato come nel calcio bisogna essere forti, veloci, aggressivi. Sopratutto non bisogna avere paura. Il fisico beh... quello c'è di default: 185 cm di altezza per 77 chili di peso, davvero niente male. Addirittura pochi giorni prima era arrivata l'investitura di Macià: "Rebic è un attaccante moderno, dinamico. Ha una grande personalità ma non ha paura". Prima ancora si era espresso Montella: "Rebic è un grandissimo attaccante, diventerà fortissimo". Meglio di così... Una piccola debolezza? Il ragazzo (perchè di ragazzo si tratta... Ante ha solo 19 anni, ne compirà 20 tra otto giorni) non guardava mai la platea, le risposte le dedicava tutte al suo procuratore che fungeva da traduttore. Quasi avesse paura di confrontarsi con chi dovrà giudicarlo. Promuoverlo oppure bocciarlo. Accanto a lui Vincenzo Guerini che ogni tanto alzava il pollice, piuttosto che dargli qualche pacca sulla spalla. Fino al sorriso liberatorio di fine presentazione, anche questo figlio della giovane età. Poco male, Ante Rebic deve parlare sul campo, senza timori reverenziali.

UNA MAGLIA PESANTE - "Rebic non ha paura" dice Macià. Siamo d'accordo, anche perchè ci vuole un bel coraggio a portare la maglia numero nove che fu di Batistuta. Anzi, la battuta è fin troppo scontata: ci vuole un coraggio da... Re Leone. Diciamo subito, non ci crediamo che Rebic non sapesse di Bati-gol, quantomeno sarebbe stato un errore del suo entourage non informarlo. Batistuta è la storia del calcio, a Firenze e non solo: Batistuta è un idolo in Argentina, nell'albiceleste ha fatto più gol di Maradona. Batistuta ha segnato più di Hamrin, Batistuta è tra i cinque centravanti più forti di sempre del calcio mondiale. Ma tant'è... Ci preme semmai precisare una cosa: Ante Rebic è stato ripetutamente paragonato al connazionale Alen Boksic. Ricorderete il croato ex-Juventus, ex-Lazio, ex-Marsiglia. Grande fisico, tecnica ed eleganza eccellenti, grandissima velocità. Il punto debole? Il gol. Per lui 31 realizzazioni in 115 partite con la Lazio (poco più di una ogni quattro), solo 3 in 22 gare con la Juventus. Andò meglio in Francia, ma nel calcio italiano si perdeva spesso davanti al portiere. Rebic oggi ha rifiutato qualsiasi paragone, anche quello con Boksic. Ci è piaciuto anche per questo.