"LA PALLA DOV'E', CE L'HA IL DANESE..."

11.10.2013 00:19 di  Stefano Borgi  Twitter:    vedi letture
"LA PALLA DOV'E', CE L'HA IL DANESE..."
© foto di FirenzeViola.it

Il pretesto è Danimarca-Italia di stasera. L'occasione quella di ricordare un giocatore, un'annata (ahimè disgraziata), un coro. Però non un coro da "discriminazione territoriale", bensì un coro positivo, celebrativo ed ironico al tempo stesso. In puro stile fiorentino. Chi si ricorda: "La palla dov'è, la palla dov'è, ce l'ha il danese, ce l'ha il danese"? In tanti, crediamo. Ed in tanti l'hanno cantato... a squarciagola. E' forse uno dei pochi cori la cui fama è stata superiore al calciatore per il quale fu coniato. Un coro che, permetteteci di romanzarci un pò sù, è stato l'antenato di... "Il pallone è quello giallo, il pallone è quello giallo". Il senso è facile intuirlo: suggella la supremazia di un giocatore, di una squadra, col terzo elemento (l'avversario) che corre, corre... e non la becca mai. Nel primo caso parliamo di Brian Laudrup, fantasista danese che nella stagione '92-'93 militò nella Fiorentina di Gigi Radice. E che in quella Fiorentina fece vedere cose strabilianti (va detto spesso fini a se stesse), nascondendo il pallone, tanto da scatenare il coro: "La palla dov'è, la palla dov'è, etc. etc". Nel secondo, datato 17 febbraio 2013, parliamo del recente 4-1 sull'Inter quando la Fiesole si mise ad urlare: "Il pallone è quello giallo". Anche in quell'occasione l'umiliazione per l'avversario fu cocente, metri e metri percorsi alla caccia della sfera perduta, e per questo ancora più godereccia.

DAVANTI A JULINHO - Ma torniamo al coro originale. Personalmente ricordo la prima volta che lo ascoltai, fu a San Siro il 27 settembre 1992. Anche allora (guarda caso) si giocava Inter-Fiorentina, con i viola in vantaggio due volte e per due volte raggiunti. Era una Fiorentina che veniva da due pareggi nelle prime due giornate, e dalla vendemmia (7-1) contro l'Ancona di Vincenzo Guerini (GUARDA QUI). In quella partita Brian Laudrup aveva realizzato due reti, la seconda meravigliosa dopo uno slalom ubriacante sotto la Fiesole. E già la gente cominciava ad innamorarsi. Brian ricordava per dribbling e caratteristiche un certo Julinho, protagonista del primo scudetto. E casualità volle che, quel giorno, proprio Julio Botelho in arte "Julinho" fosse in visita a Firenze ed assistesse alla partita. Memorabile il giro di campo di "Julio" (i tifosi più anziani presenti allo stadio, con le lacrime agli occhi, lo inneggiavano così) con le squadre schierate, e l'ovazione di tutta la Firenze viola commossa, col cuore pieno di gratitudine verso il fuoriclasse brasiliano. Di lì a poco Laudrup (non sembri blasfemo l'accostamento, in certi momenti lo ricordava davvero...) mostrò bagliori di classe pura, puntualmente replicati sette giorni dopo alla Scala del Calcio. E come nelle migliori "prime", il coro intonava: "La palla dov'è, la palla dov'è, ce l'ha il danese, ce l'ha il danese". Standing Ovation.

NON E' TUTTO ORO... Lo abbiamo premesso, la stagione '92-'93 fu assai disgraziata. La Fiorentina di Radice prima, di Agroppi poi, infine di Antognoni e Chiarugi retrocesse vessata dagli arbitri, prostrata dalle follie di un presidente circense. Brian Laudrup fece in tempo a ritagliarsi un angolo di Paradiso segnando contro la Juventus, e nonostante tutto disputò una buona stagione: 5 gol ed una decina di assist sui quali Batistuta si buttava avido, ingordo, implacabile. La stagione seguente il danese fu ceduto in prestito al Milan (al tempo, in serie A non si potevano schierare più di 2 stranieri e c'erano già Effenberg e lo stesso Bati-gol) per poi emigrare in Scozia ed Inghilterra. Brian Laudrup fu il primo danese della storia viola, lo seguirono anni dopo Jorgensen e Kroldrup per una tradizione di buon livello. Come di buon livello fu il calciatore Brian Laudrup, acquistato dal Bayern di Monaco per 8 miliardi, presentato come un re in Piazza Santa Croce. Sopratutto le sue serpentine, i suoi dribbling, scatenarono quel coro che nel cuor ci sta, per una Fiorentina che illuse e poi sprofondò. Ma che nessuno è mai riuscito a far sparire del tutto.

P.S - Per i nostalgici e gli amanti del genere, ricordiamo come un coro simile fu riproposto per Manuel Rui Costa. "La palla dov'è, ce l'ha Rui Costa, ce l'ha Rui Costa". Rui ci perdonerà, ma stasera si gioca Danimarca-Italia e non Portogallo-Italia...