IL DOLCE SAPORE DI UNA FESTA IN FAMIGLIA

14.05.2013 00:00 di  Silvia Nanni   vedi letture
IL DOLCE SAPORE DI UNA FESTA IN FAMIGLIA
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

> L’ultima di campionato al Franchi, per la stagione 2012/2013, si è consumata in un clima di festa.
Una domenica dal sapore dolcissimo, nonostante il passaggio del Giro d’Italia che ha imposto il fischio di inizio alle “odiose”  - e, sinceramente, discutibili - 12.30.
Anche il tempo ha provato a metterci lo zampino, rovesciando su Firenze secchiate d’acqua, che han martoriato la partita sul campo e sugli spalti.
Nelle piccole avversità, si sa, i fiorentini giganteggiano e incuranti di tutto e di tutti si sono goduti la loro giornata.
I giocatori hanno fatto l’ingresso in campo con i propri figli perché, per tutti, era una festa di famiglia, da condividere ed assaporare con le persone più care.
Lo stadio ha risposto da par suo e si è vestito per l’occasione, sfoderando il look perfetto per celebrare, degnamente, un campionato ricco di emozioni.
Il gol di Toni è stato la ciliegina sulla torta: 8 gol per il “vecchio” bomber son stati un regalo alla piazza e un decoroso, quanto poco pronosticabile, contributo alla causa gigliata.
Il popolo Viola saluta e ringrazia, perché si è divertito e perché ha sognato.
Sulle rive dell’Arno si è vinto pochissimo e ci si accontenta di andare allo stadio felici, orgogliosi e motivati, perché per i fiorentini il sale del calcio è questo.
Qui si è tifosi a prescindere…dagli scudetti, dalle coppe, dai piazzamenti.
A Firenze non si scomoda la matematica, non si batte i piedi per terra come bambini viziati a cui hanno sottratto il lecca lecca e non si mette il broncio perché qualcuno si avvicina troppo all’altalena dei giardinetti, considerandola di proprietà esclusiva.
Per noi i tricolori son due sul campo….ma, come minimo, una cinquantina sugli spalti e quelli non saranno mai oggetto di discussione, perché conquistati nella maniera più limpida e cristallina.
Il tifo è una fede, dogmatica e indiscutibile, ma se rende anche fieri, allora il rito domenicale diventa sacro, perché allarga il cuore.
Domenica ci sono stati applausi per tutti, perché Firenze è città generosa, esigente quanto basta ma, soprattutto, lucidamente obiettiva da tributare onori e ringraziamenti a chi ci ha messo l’anima per far tornare la passione in città e la Fiorentina in Europa.
Questo campionato ha avuto il dono di relegare i lunghi mesi di buio, noia e rabbia nel cassetto dei brutti e lontani ricordi e i protagonisti meritano un applauso anche per questo.
Come in ogni “ultimo giorno di scuola” che si rispetti, tanta gioia, molti arrivederci e qualche addio.
Alla festa, però, malinconia e pensieri tristi non son stati invitati… per loro ci sarà tutto il tempo nelle settimane a venire.
Di questa domenica ci rimangono istantanee di volti e di storie…alcune già scritte, altre con ancora pagine bianche da riempire.
Sfilano davanti ai nostri occhi, come un film a rallentatore, il malinconico Jovetic, lo  straripante Cuadrado, il monumentale Borja Valero, il prezioso Pizarro e via, via tutti gli altri, perché ognuno di loro ha dato qualcosa a questa stagione.
L’ultima gara, molto probabilmente, non aggiungerà niente a questo campionato.
Firenze ha già festeggiato e lo ha fatto a casa propria: nel luogo più bello e più consono, perché la Fiorentina non è una squadra di calcio ma, semplicemente, una di famiglia.