D'ALESSANDRO A FV, DIFFICILE VEDERE BERNA IN PREMIER. VIOLA PAGANO L'EUROPA LEAGUE

Esclusiva di Firenzeviola.it
31.12.2016 19:00 di  Sonia Anichini   vedi letture
D'ALESSANDRO A FV, DIFFICILE VEDERE BERNA IN PREMIER. VIOLA PAGANO L'EUROPA LEAGUE

Irma D’Alessandro è un nome di punta di Mediaset Sport e volto femminile molto noto alla conduzione di Sport Mediaset su Italia 1. Ha un’alta competenza in calcio internazionale con un occhio particolare per quello inglese. Ha infatti lanciato il sito www.quellichelapremierleague.com, molto seguito dagli appassionati del calcio oltremanica. Abbiamo con lei analizzato, a tutto tondo, l’anno calcistico che sta finendo in esclusiva per Firenzeviola.it:

Che cosa ha fatto vedere di positivo e negativo il 2016 nel calcio italiano?
“La prima nota positiva non può che essere il Milan, squadra giovane ed italiana forgiata molto bene da Montella. Era tanto tempo che non si vedeva un contributo così importante da parte del vivaio rossonero alla prima squadra. Le note vicende societarie hanno portato a questo ma va fatto un grande apprezzamento al tecnico, che a Firenze conoscete bene. Ha la mano felice nel portare avanti progetti nati dal poco. La seconda è legata al trionfo della Juventus, macchina rodata con grande sintonia fra società e reparto tecnico. Il terzo posto lo darei all’exploit in E.L. di Sassuolo, ma anche alla Fiorentina, che hanno rappresentato un piccolo avamposto italiano nel calcio europeo. In negativo vedo il rebus Inter che ha lasciato un punto interrogativo sulla stagione scorsa e doppio su quella nuova. Triplo cambio di allenatore, tanti dubbi sulle scelte tecniche che stanno forse trovando soluzione con Pioli.”

Nel panorama europeo quale realtà e chi la colpita di più?
“Sicuramente il Leicester che con la vittoria in Premier ha sbalordito e sbancato ogni pronostico, nel bene e nel male perché adesso nel campionato arranca, ma in C.L. si è qualificato agli ottavi. Come personaggio, il 2016 non po’ che essere nel segno di Cristiano Ronaldo, quarto pallone d’oro, leader e uomo squadra. Basta ricordare il trionfo del Portogallo agli Europei e la sua finale a bordo campo è la dimostrazione della personalità al servizio del gruppo anche quando non gioca e non tocca il pallone.”

Lei è specializzata nel calcio inglese e a Firenze si sentono arrivare da lì sirene che richiamano i nostri calciatori, vedi Bernardeschi. Sono voci attendibili?
“Mi ricordo, perché a suo tempo lo scrissi sul mio sito, che Bernardeschi a 16 anni ha già detto no al Manchester United ed è stato un no pesante perché all’epoca c’era Ferguson. Un osservatore venne a Firenze per parlare con la famiglia, ma hanno preferito che crescesse nella Fiorentina. Nel mercato di gennaio inglese non vedo grossi colpi perché in questo momento gli equilibri sono definiti.”

Com’ è la Fiorentina vista da lontano?
“Purtroppo non ha avuto continuità ed ha pagato anche lo sforzo fatto in E.L. I prossimi due-tre mesi saranno fondamentali e ci sarà da vedere se ci saranno interventi sul mercato di gennaio. La sosta invernale troppo lunga spesso ricade sui risultati. Chi ha tirato molto nei primi mesi, ha un calo fisiologico. C’è poi da tenere presente che, probabilmente, Sousa la prossima stagione potrebbe essere lontano da Firenze.”

Nella Fiorentina sono esplosi due giovani come Bernardeschi e Chiesa. Basarsi sui vivai sarà il trend del futuro del calcio italiano?
“Quello che è futuro in Italia è passato remoto negli altri campionati più o meno famosi. In Inghilterra, Spagna, Olanda e Belgio è normale. Da noi si fa fatica perché c’è poca pazienza ma dovremo fare di necessità virtù e dare loro più spazio. Ci vorranno mesi e mesi, è un processo lento.”

Cosa possiamo augurarci in questo periodo?
“Che il calcio torni ad essere dei tifosi. Guardiamo la sosta natalizia. L’Italia è, insieme alla Spagna, l’unica nazione che non gioca fra Natale e Capodanno e riapre addirittura l’8 gennaio. In questo periodo le famiglie sono riunite a casa, c’è qualche soldo in più in tasca e sarebbe il momento più agevole per andare insieme a vedere le partite. Bisognerebbe che la pausa fosse più breve e il calcio non fosse solo al servizio del business.”