SPEHAR, L'incubo di Prandelli

Per la rubrica "Meteore" di TMW, ecco una curiosa storia di quando Cesare Prandelli allenava il Verona
11.08.2008 09:15 di  Redazione FV   vedi letture

I tifosi del Verona lo ricordano come uno dei peggiori acquisti della storia del club. Eppure Robert Spehar ha imparato a fare l'attaccante da gente come Suker, Stanic, Trezeguet… Qualche lezione, evidentemente, dev'essersela persa. Ecco la storia di questo centravanti combattivo e risoluto, ma scarso. E tremendamente loquace al telefono…

Robert Spehar nasce il 13 maggio 1970 a Osijek, in Croazia. Poco più che diciottenne, già debutta con la prima squadra dell'NK Osijek, accumulando due presenze nella stagione 1988/89 (sono gli anni di Vlaovic e Suker, due preziosi maestri per il ragazzo). E' un crescendo progressivo: nel primo campionato nazionale croato (1991/92) segna 9 gol in 19 partite, e si attesta più o meno sugli stessi standard l'anno successivo. Nell'inverno del 1992 passa alla Dinamo Zagabria, dove all'inizio stenta un po' - contribuendo comunque alla vittoria del campionato -, ma nella seconda stagione si consacra definitivamente come uno dei centravanti più prolifici del Paese: 18 gol in 32 partite, una media davvero alta per un giocatore di 22 anni. Il capocannoniere del torneo, Goran Vlaovic (passato nel frattempo al Croazia Zagabria), lo stacca solo di qualche rete. La vetta della classifica dei marcatori diviene comunque sua nella stagione 94/95, quando Robert torna un po' a sorpresa all'NK Osijek e mette a segno 23 gol in 26 partite, un ruolino di marcia pazzesco. Anche la Nazionale regala a Spehar delle soddisfazioni: dopo l'esordio del 5 luglio 1992 nell'amichevole contro l'Australia, l'attaccante va in campo altre 8 volte, purtroppo quasi sempre per spezzoni di partita, chiuso di volta in volta dai vari Suker, Vlaovic, Boksic e Vucevic. Nell'estate del 1995 è ormai pronto ad entrare nel calcio che conta: si trasferisce perciò all'ambizioso Bruges, che si prefigge di spezzare il dominio in campionato dell'Anderlecht. In effetti grazie anche ai suoi 11 gol il team belga vince campionato (con dieci punti di vantaggio sulla seconda) e coppa nazionale, mentre nella stagione successiva sfiora soltanto il primo posto, che viene occupato dal Lierse. Ma l'annata 1996/97 è comunque foriera di successi per Spehar, che con 26 gol in 27 partite - da ricordare la quaterna contro il Lokeren - vince la classifica dei cannonieri. Prima di lui, solo Josip Weber e Mario Stanic (sua spalla d'attacco al Bruges), tra i tanti croati sbarcati in Belgio, avevano ottenuto un simile risultato. L'11 dicembre del 1996 Robert gioca la sua ultima partita con la Nazionale croata (1-1 contro la Repubblica Ceka, durante il torneo Hassan II a Casablanca); da quel momento inizia per la sua carriera una sorta di parabola discendente. Tutto comincia con il prestigioso trasferimento al Monaco, fresco vincitore del campionato francese, nel settembre del 1997; nel club del Principato, che davanti ha Henry, Trezeguet e Ikpeba, il croato non trova spazio e deve accontentarsi puntualmente di pochi spiccioli di gara. I tifosi italiani lo "scoprono" il 15 aprile del '98, quando segna il gol del 3-2 che chiude la semifinale di ritorno di Champions League contro la Juventus; ma è una rete inutile, dato che i bianconeri all'andata si erano imposti per 4-1. Tra panchine e tribune, anche a causa di numerosi infortuni, Spehar si ritrova nell'estate del 1999 ad aver accumulato solo 27 partite e 6 reti, il tutto in due anni di Monaco. Un risultato tutto sommato deludente per uno come lui, abituato ad essere protagonista. Decide allora di trovarsi un club che gli assicuri un posto da titolare; magari non una squadra blasonata come il Monaco, ma comunque una formazione ambiziosa. La scelta ricade sull'Hellas Verona, con il quale il 4 luglio 1999 Robert firma un contratto di due anni con opzione per il terzo. Costo dell'operazione: 5 miliardi delle vecchie lire, ma il cartellino inizialmente ne costava 8. In ogni caso, troppo.



L'8 luglio, in conferenza stampa, Spehar si presenta così: "Ho accettato l'offerta del Verona perché le mie ambizioni collimano con quelle della società, che ambisce a conquistare un nuovo posto al sole. Sono convinto che l'esperienza mi aiuterà a dare quel contributo che si attendono da me i dirigenti e i tifosi. Mi è stata offerta l'opportunità di mettermi in evidenza anche nel campionato italiano: non voglio assolutamente sprecarla. Lo so che dirigenti e tifosi si aspettano da me cose importanti, e questo mi stimola parecchio. La prospettiva di giocare in coppia con Adailton mi da una carica notevole. Quando sono approdato sulla scena belga, il Bruges ha aperto un ciclo strappando la leadership all'Anderlecht. Fatte le debite proporzioni, spero di lasciare il segno anche a Verona". Il club scaligero, neopromosso dalla serie B, in effetti vuole tornare ai tempi belli, e l'organico allestito da Giambattista Pastorello e Cesare Prandelli sembra poter soddisfare questa necessità. La squadra è un mix di esperienza (Piovanelli, Giandebiaggi, Colucci, Apolloni) e giovani promettenti (Frey, Mezzano, Seric): sembrano esserci tutti i presupposti per fare bene. Spehar, nonostante il ricco curriculum, non parte però titolare nel prestagione, poiché Prandelli gli preferisce sempre Cammarata e Adailton. "Uno della mia stazza - spiega il bomber - ha bisogno di tempo per trovare la cadenza ideale". La prima di campionato (29 agosto 1999) dice Inter 3 Verona 0, con Robert in panchina. Lui il giorno dopo è già lì a sfogarsi: "Sono veramente arrabbiato. Non mi aspettavo un trattamento del genere. Avevo accettato di venire a Verona perché ero sicuro di giocare, di avere un posto da titolare. Purtroppo mi sono sbagliato. Il mister dice che sono in ritardo per quel che riguarda la preparazione? Sarà anche vero, però nelle mie condizioni ci sono altri della rosa. Quindi faccio fatica a giustificare un provvedimento che mi ha toccato sul piano professionale". Prandelli, per tutta risposta, taglia corto: "Per Spehar ha già parlato a sufficienza, nelle scorse settimane, il campo. Lui non è un giocatore in grado di fare la differenza come qualcuno aveva pensato. Pertanto ha il dovere di adattarsi alle nostre esigenze anche se questo significa andare in panchina". Non si poteva essere più chiari e impietosi. Robert comunque gioca i 30 minuti finali nella gara contro la Fiorentina (19/09), cui segue un mese e mezzo di stop per una fastidiosa pubalgia. Il suo ritorno in campo a fine ottobre, accompagnato dalle sempre affettuose parole di Prandelli - "Da lui non mi aspetto nulla di straordinario" -, è piuttosto incoraggiante. Contro il Ravenna in Coppa Italia riesce anche ad andare in gol, nei minuti di recupero, ma l'arbitro Bolognino annulla perché un attimo prima aveva fischiato rigore a favore dei veneti (trasformato poi da Piovanelli). Cose che succedono solo alle meteore. Scampoli discreti contro Lazio e Torino, poi ancora problemi di pubalgia, e Spehar scompare nel nulla. Pastorello, che intanto si gode il rilancio di Adailton, commenta sarcastico: "Mi sentirò un vincente quando anche Spehar comincerà a fare gol". Poi, però, non glie ne dà il tempo: a gennaio lo vende allo Sporting Lisbona, nelle ultime ore del mercato. Al suo posto prende l'onestissimo Michele Cossato dall'Atalanta. Si racconta che Prandelli abbia stappato una bottiglia di champagne.

Chi si attende in Portogallo la resurrezione di Spehar, rimane assai deluso. L'attaccante, ancora alle prese con la pubalgia, torna stabilmente in campo solo nei primi mesi del 2001, dopo quasi un anno di stop. Ritrova comunque una certa confidenza con il gol, ma nel settembre dello stesso anno viene comunque ceduto al Galatasaray, nell'ambito dell'operazione Jardel (il brasiliano torna in Portogallo, in cambio di Mbo Mpenza e del croato). Qui, nonostante il contemporaneo impegno in Champions League, riesce a collezionare soltanto una presenza; a gennaio viene allora spedito in Belgio, allo Standard Liegi, dove però non riesce a ripetere la strepitosa annata 96/97. In due stagioni mette a segno, in 20 partite, solo tre gol, di cui uno contro gli ex compagni del Bruges: in squadra con lui, peraltro, c'è la meteora genoana Michael Goossens. Il percorso all'indietro di Spehar sembra concludersi nell'estate 2003, quando l'attaccante ritorna in Croazia all'NK Osijek, ritrovando tra l'altro una forma fisica decente, il ché gli permette addirittura di vincere la classifica dei cannonieri (nonché il campionato), alla veneranda età di 34 anni. Quando tutti sono ormai pronti a registrare il suo addio al calcio giocato, Robert si inventa un colpo di coda, sparando le ultime cartucce con i ciprioti del'Omonia Nicosia, nella stagione 2004/2005. Tre reti in sette partite e una coppa nazionale conquistata: niente male. Nell'estate del 2005 il ritiro giunge davvero, paradossalmente in uno dei suoi migliori momenti di forma. Magari con un po' di coraggio avrebbe potuto riprovarci ancora. Sparisce dalle cronache fino all'ottobre del 2007, quando la Vodafone lo cita in giudizio chiedendogli il pagamento di 5.150,28 euro arretrati. La compagnia telefonica (allora con il nome di Telcel) infatti sponsorizzava lo Sporting Lisbona nel periodo di permanenza di Spehar, e aveva fornito a tutti i giocatori del club dei telefoni cellulari, con un minutaggio fisso entro il quale l'utilizzo era gratuito: il croato però deve aver esagerato parecchio con le conversazioni, e dunque viene chiamato a rimborsare la società per i minuti eccedenti. Menomale che non è restato in Italia: qui, specie nel mondo del calcio, sono un po' tutti sotto intercettazione. E sai quante ore di chiacchiericcio avrebbero ascoltato in Procura…