TE LO DO IO... "EL TANQUE"
E venne il giorno del "tanque". Anzi... "dì'ttanche", come si dice a Firenze. Faceva caldo oggi dalle parti del Campo di Marte, aggiungeteci poi la domenica pomeriggio, forse l'ultima per godersi uno spicchio di spiaggia libera, ed il gioco è fatto. Eppure erano almeno in 200 ad aspettare "ìttanche", ultimo arrivato in casa viola, ultima cartolina d'auguri per una stagione che sta per iniziare. Insomma, c'era parecchia curiosità per un personaggio che deve la sua gloria al potere di "youtube" più che alle cronache sportive, più ai dopo-gol (leggi: esultanze smodate) che al prima o durante un gol, che deve la sua fama alla follia, al delirio seminato su un rettangolo verde. Nonostante questo eravamo tutti là, per vedere fin dove arrivava l'eccentricità (eufemismo) di un 30enne che esulta fingendosi infartato, che accende una candela nascosta nel calzino, che usa lo scarpino a mò di telefono piuttosto di una bottiglia per "bere a boccia". Per lui sono stati aperti i cancelli del "Franchi" (l'ultimo fu D'Agostino, e sappiamo com'è andata a finire). E invece... Ci siamo trovati di fronte ad un ragazzone certamente imponente, una via di mezzo tra un Pasquale Bruno d'annata ed il commissario Montalbano, tutto sommato timido o forse troppo furbo per essere spavaldo. "Sono a Firenze per segnare tanti gol". Avanti il prossimo... "il mio idolo è Batistuta". E ancora... "l'esultanza? Ne parlerò con i compagni". Tutte parti di un canovaccio ben studiato (e, dobbiamo dire, ben recitato dal ragazzo) che attendono la prova del campo, giudice unico ed insindacabile.
"Te lo do io..." (come dice il nostro titolo) era l'incipit di due programmi satirici degli anni '80 che mettevano in guardia gli ascoltatori dalle facili attrazioni di Brasile e Stati Uniti. "El tanque" Silva (che di nome fa Santiago) nasce in Uruguay e viene dall'Argentina, due paesi calcisticamente affascinanti, ma allo stesso tempo controversi, patria di autentici fenomeni, ma anche di bufale inenarrabili. Ecco perchè "aì'ttanche" diciamo che Firenze osserva, annusa e poi giudica. E raramente sbaglia. Ecco perchè "aì'ttanche" diciamo che la maglia numero 10 rappresenta un chè di sacro, di etereo, di intoccabile. Rappresenta Montuori, De Sisti, Antognoni, Baggio e Rui Costa, e per nessun motivo al mondo si può tradire. Ecco perchè "aì'ttanche" diciamo che qualsiasi gesto, esultanza, atteggiamento perpetrato sotto la "Fiesole" è qualcosa che rimane per sempre, nel bene e nel male. E non si può cancellare. "Aì'ttanche" diciamo, infine, che la lingua universale del gioco del calcio è quella del gol, ed anche a Firenze (sopratutto se fatto alla Juventus) funziona alla grande. Diteglielo "aì'ttanche"... siamo certi capirà.