PIZARRO, E LA TERAPIA DEL RIGORE
Un rigore per amico. Potrebbe essere questo un titolo per Pizarro, giunto alla seconda segnatura del campionato, la seconda su rigore. Lo ha deciso di concerto con Pasqual, capitano mediatore ("così si evitano le figuracce di altre volte" Manuel testuale) che ha convinto Ljajic a lasciare la mano e farsi da parte. Anche perchè il "Pek" ne aveva bisogno, eccome se ne aveva bisogno. Il suicidio del 14' ancora pesava sull'anima fragile del cileno, sensibile come solo i sudamericani sanno essere, investito di oneri ed onori in virtù della sua esperienza, della sua classe. Stavolta, però, Pizarro sembrava farsi schiacciare da quell'errore, sembrava osservare inerme, senza tradire reazione. E allora serviva una terapia d'urto. Quale rimedio migliore che scaraventare il pallone in rete, meglio se del 2-2, per un pareggio che sapeva del miracoloso? Detto, fatto! David si presenta sul dischetto, calcia col destro e batte Abbiati. L'esultanza, poi, segue un rituale consumato: braccia al cielo, un bacio verso chi non c'è più, e la corsa verso i propri tifosi. E che importa se è arrivata l'ennesima ammonizione, ormai il "pek" ci ha fatto il callo. Anzi... altre volte è stato sanzionato per molto meno. Qualcuno si chiederà, e se Pizarro avesse sbagliato? Se Abbiati ci fosse arrivato? (non c'è mancato molto, l'ha addirittura toccata...) Beh, meglio non pensarci, sarebbe stata probabilmente la pietra tombale sull'esperienza fiorentina del "pek". Da "top-player" a bidone, da idolo a nemico del popolo. Prima l'errore che ha dato il via alla beffa-Montolivo (non uno a caso, proprio lui, il traditore), poi l'occasione più grossa, un rigore gettato al vento. E per di più dopo aver preteso di batterlo...roba da esilio, da arruolamento nella legione straniera. E invece...
COME COL SIENA - "Può darsi che io non sappia cosa dico, scegliendo te un rigore per amico..." Lucio Battisti l'avrebbe forse cantata così, analizzando i due rigori calciati da Pizarro in questo campionato. Siamo andati infatti a riguardarci le circostanze nelle quali il cileno aveva realizzato l'altro penalty, quello contro il Siena, ed è incredibile come fiocchino le analogie. Iniziamo col dire che anche quel Fiorentina-Siena fu giocata alle 12 e 30. Che anche quella volta arbitrava Tagliavento di Terni. Che anche allora furono concessi due rigori ai viola (unica differenza, il secondo fu sbagliato da Aquilani). Come ieri col Milan, Pizarro realizzò il rigore sotto la Ferrovia, allo stesso modo calciò di destro, alla sinistra del portiere. Con Pegolo che si tuffò dalla parte giusta, toccando ma non deviando a sufficienza. Proprio come ha fatto Abbiati. Ultima analogia, certamente la più importante, quella che fornisce lo spunto al nostro titolo, la "terapia del rigore". Ricorderete come Pizarro fu assente sette giorni prima nella trasferta di Roma per la scomparsa della sorella Tina. Un dolore immenso, perdere una sorella di soli 32 anni. Ebbene... Montella e tutta la squadra si strinsero intorno al "Pek", e quale miglior regalo fargli calciare un rigore con il quale provare un brivido di gioia? Una speranza contrapposta alla disperazione, la possibilità di piangere dopo la trasformazione, rendendo partecipe tutta Firenze del proprio dolore? David Pizarro col Milan ha sbagliato, in modo grave e inaspettato. David Pizarro ha rimediato, con classe, freddezza, e personalità. Sopratutto David Pizarro ha capito una volta di più che la Fiorentina è un gruppo, unito e compatto, e che quando sei in difficoltà (lo insegna la storia...) c'è sempre un rigore che ti viene in aiuto.