"OCCHI PUNTATI SU..." SINISA, L'EQUILIBRISTA
La domanda sorge spontanea... Fu vera gloria la vittoria sul Bologna di sette giorni fa? Alla luce delle odierne prestazioni di viola e rossoblù, dubbi ed omissioni paiono quantomeno legittimi. E ancora... E' stata vera disfatta la sconfitta di Udine? Impossibile non ricordare gli episodi contrari, un arbitraggio sommario e sfavorevole, l'infortunio di Gilardino... da qui la tentazione di sospendere il giudizio per mancanza di prove. Dubbi, dubbi e ancora dubbi, che ci porteremo dietro (almeno) fino alla tarda serata di mercoledì. Nel mezzo una certezza: l'immagine di un uomo che già da ora figura "tra coloro che son sospesi" (citazione immancabile nella terra di Dante), che si barcamena a cinquanta metri da terra, con un asta in mano, senza rete su di un filo sottilissimo, che danza sulle punte attento a non mettere il piede a terra... Quest'uomo è Sinisa Mihajlovic, da stasera nuovamente sul banco degli imputati, in equilibrio tra il bene ed il male, fra torto o ragione. Sempre e comunque sotto esame. Mihajlovic tra l'incudine ed il martello, il terzo che, tra i due litiganti, non gode (anzi le prende), colui che deve dare un colpo al cerchio ed uno alla botte per salvare se stesso e tutta la squadra.
Partiamo dal caso Montolivo: ci sfugge il reale pensiero di Sinisa a riguardo (far giocare Montolivo? Non farlo giocare? Metterlo in panchina... o addirittura in tribuna?) Comunque si muova, in questo momento Mihajlovic sbaglia: col "talento di Caravaggio" in evidente confusione mentale, averlo fatto giocare al "Fiuli" è sembrato un suicidio tecnico. Altrettanto sarebbe stato metterlo in panchina (la sua assenza farebbe più scalpore di due gol a partita), ancor peggio relegarlo in tribuna (c'è addirittura il rischio di "mobbing"). Nel frattempo la società lo scarica ("Montolivo non è un giocatore della Fiorentina, nè da Fiorentina" Cognigni dixit) e subito dopo lo reintegra ("il giocatore, comunque, rimane a disposizione di Mihajlovic, ci mancherebbe" ancora Cognigni...) con la palla che scotta tra i piedi del malcapitato allenatore. All'orizzonte il giudizio popolare del Franchi, che attende l'uscita dal sottopassaggio del ribelle per manifestargli (eufemismo) il proprio disappunto.
Seconda prova d'equilibrio: la posizione di Jovetic. Il montenegrino è sofferente ed insofferente, frenetico ed egoista, vorrebbe spaccare il mondo senza averne i mezzi, disattende ogni dettame tattico giostrando come un vero anarchico del pallone. Risultato... Jovetic gioca una partita nella partita, sbagliando lo sbagliabile, togliendo equilibrio e rifornimenti alla squadra. Ed il bello è che nessuno (nemmeno Mihajlovic) ha il coraggio di dirglielo, o (se ce lo hanno avuto) non hanno ottenuto l'effetto sperato.
Terza prova d'equilibrio (la più importante): il rapporto con la tifoseria. E' noto come Mihajlovic non sia ben visto dal pubblico di Firenze. E' altrettanto noto che quel famoso venerdì di giugno il popolo viola si fosse espresso chiaramente: sù Delio Rossi, giù Mihajlovic. Percentuale di voto? Pressochè bulgara. E' ancora più noto che quest'anno il tecnico serbo non ha alibi, non ha scuse, la squadra deve giocare, deve divertire, deve produrre spettacolo. Lo vuole la piazza, lo vuole sopratutto la proprietà. Mihajlovic è lì, come abbiamo detto con l'asta in mano che guarda nel vuoto, sballottato tra una buona prestazione (il Bologna) ed una cattiva, cattivissima (l'Udinese). Abbiamo l'impressione che le prossime partite (Parma in casa, Napoli fuori, Lazio in casa prima della sosta) saranno decisive, senza andare oltre. E poi sarà compito del nano del circo scegliere se dare una spinta a Sinisa e buttarlo giù, piuttosto che prenderlo per mano, accompagnarlo a terra, e ricevere l'applauso di tutto il tendone.