MONTELLA RISCRIVE LE REGOLE
Sosteneva il "paron" Nereo Rocco: "Datemi un portiere che para, un centravanti che segna, ed ho già metà squadra". E' una delle regole non scritte del calcio, e così la pensano ancora gran parte degli allenatori. Fortunatamente non è il caso di Montella. Vincenzo, ahilui, non dispone nè del primo nè del secondo. O meglio: dispone di un portiere bravissimo con i piedi, discreto nella uscite, poco (troppo poco) reattivo nell'area piccola e sulle palle basse. Sopratutto Viviano ha già subito 10 reti, obiettivamente tante se rapportate ai tiri subiti, pochissimi, grazie ad una difesa attenta, arcigna, a tratti impenetrabile. Per il centravanti sospendiamo il giudizio... sorpresi, abbagliati dalle performances di Luca Toni. E' indubbio, però, che la Fiorentina non può puntare tutte le proprie fiches su un centravanti di 35 anni, dal passato glorioso, ma dal futuro incerto, comunque a termine. Eppoi, non si è sempre detto che alla Fiorentina manca l'attaccante? Idem dicasi, seppur con diverse caratteristiche, per Jovetic. Stevan non è una prima punta, tantomeno un centravanti, anche se possiede un discreto senso del gol. El Hamdaoui è un attaccante esterno: parte da sinistra, si accentra, dribbla tutto e tutti. Ma non è un centravanti. Su Ljajic inutile infierire: fa tutto bene meno che il gol. No, segnare non è nel suo DNA. L'ultimo è Haris Seferovic. Il giovane serbo-svizzero è quello che più di altri si avvicina al prototipo del centravanti, ma la serie A è davvero troppo per lui. Insomma, il portiere per ora non para (salviamo Parma, dove Emiliano "miracoleggiò" su Amauri e sul primo rigore di Valdes), il centravanti titolare non c'è, eppure la Fiorentina di Montella è terza in classifica, in piena corsa Champions League, e si propone come la più bella realtà del calcio italiano.
LA VERITA' STA NEL MEZZO - Ecco perchè diciamo che Vincenzo da Castello di Cisterna sta riscrivendo le regole del calcio: con un portiere "a mezzo servizio" (intendiamoci, Viviano potenzialmente è un buon portiere, solo che lo deve ancora dimostrare) ed un centravanti a fine carriera, sta ottenendo risultati incredibili, ha riportato la gente allo stadio, autorizza la Firenzeviola a sognare. E si sa, i sogni son desideri. Com'è stato possibile? Beh, per assurdo Montella ha messo in pratica un'altra delle regole storiche del calcio: "le partite si vincono a centrocampo". Aquilani, Borja Valero, Pizarro, più Cuadrado e Pasqual sulle corsie esterne formano una linea mediana tra le migliori di sempre. Nel campionato italiano non ricordiamo così tanta qualità in mezzo al campo, forse solo la Roma di Liedholm (stagione '82-'83) si può avvicinare: Prohaska, Di Bartolomei, Falcao, un giovane Ancelotti in alternativa, Bruno Conti tra le linee con Nela e Maldera stantuffi sulle fasce. Al contrario della Fiorentina attuale, però, il "barone" aveva un centravanti vero come Roberto Pruzzo, capocannoniere e cecchino infallibile. Montella, poi, ha rinunciato totalmente al mediano, al cosiddetto "cagnaccio". Ed anche questa è una regola riscritta. Lo diceva anche Ligabue: "una vita da mediano, a recuperar palloni. Una vita da mediano, lavorando come Oriali..." Proprio l'ex campione del mondo, nella stagione '83-'84, formò una linea di centrocampo eccezionale con Antognoni, Pecci, Iachini... La grandissima Fiorentina allenata da "picchio" De Sisti. Divertente, spettacolare, ma pur sempre col mediano. Oppure quella del "meglio secondi che ladri", che vedeva in campo Casagrande e Sacchetti. Senza andare alle "grandi" del nord: il Milan con Gattuso ed Ambrosini, la Juventus con Marchisio ed Asamoah, l'Inter con Gargano e Mudingay. Forse la Roma di Spalletti (con un "normale" Doni in porta e Totti falso centravanti) aveva precorso i tempi, pur schierando contemporaneamente uomini di quantità come Perrotta e Taddei. La Fiorentina di Montella no! Nel suo 3-5-2 tutti sanno giocare a calcio, tutti producono calcio, nessuno di loro nasce incontrista. E la squadra vince e diverte, nonostante... il portiere ed il centravanti.
MANCA L'AMALGAMA? Montella ha riscritto anche altre regole. In primis la preparazione fisica, non più impostata sul fondo ma sulla diversificazione dei carichi di lavoro, sull'uso del pallone fin dal primo giorno di ritiro, su allenamenti brevi ma intensi. Quindi lo staff, cospicuo e numeroso, con la novità del tattico sulle palle inattive. E non è un caso se 8 delle 23 reti segnate fin'ora (quasi un terzo) provengono da calcio piazzato (angoli, punizioni o falli laterali che siano). Infine la regola più rivoluzionaria, più imprevedibile: aver subito trovato l'amalgama, aver saputo miscelare 18 nuovi giocatori in così poco tempo, aver creato un'anima, un'identità di squadra in tre mesi scarsi. Roba da stropicciarsi gli occhi. E allora dopo il "paron" Rocco, Montella avrebbe sbalordito anche il presidente Massimino.