LA COPPA DELL'ORGOGLIO
La vita, a volte, prende a schiaffi. La Fiorentina ne ha presi due in 8 giorni. Fanno male, soprattutto perché inaspettati e, in buona parte, immeritati. Bruciano….sicuramente più dentro che sul volto, dove il segno delle cinque dita svanisce rapidamente. Alcuni, se presi a sberle, vacillano, si impauriscono e perdono fiducia nelle proprie capacità; altri, invece, decidono di reagire, dando fondo a tutto l’orgoglio che hanno in corpo. La Fiorentina, mercoledì, ha una splendida occasione per rialzarsi, per buttare in campo muscoli, sudore e amor proprio e per dimenticare la papera di Neto, le discutibili decisioni arbitrali e un attacco che stenta a ritrovarsi e a trovare la porta. Partita difficile, anzi difficilissima, ma dall’infinito potere taumaturgico. La gara contro la Roma è l’opportunità perfetta per riconciliarsi con sé stessi. La Coppa Italia è una parentesi che, in questo momento, ha una enorme valenza. L’impegno infrasettimanale consente di distogliere, temporaneamente, la mente dal campionato. Delusioni e malumori vengono accantonati in un cassetto, perché non hanno diritto di cittadinanza nella preparazione di una gara, che può spalancare le porte di una semifinale. Vincere domani consentirebbe di rigenerarsi, di regalare un successo sulla cui onda lunga ripartire anche in campionato. La Fiorentina sta attraversando la sua prima vera crisi stagionale, ma il fato – nelle vesti di un Regolamento - le offre, sul piatto d’argento del Franchi, la possibilità di imboccare la strada per uscirne. In un periodo in cui molte cose non girano per il verso giusto, i risultati sono la miglior medicina che si possa assumere. Non guarisce miracolosamente, ma mette in condizione di arrestare il decorso della malattia e di ritrovare la forza e il convincimento per debellare il malanno. Domani alla Fiorentina non viene chiesto di giocare bene, ma di passare il turno, perché ci sono frangenti in cui non c’è spazio per la poesia. Non basta dominare le partite, non basta esprimere un bel gioco: il calcio, molto spesso, è molto più cinico e prosaico di come lo intendono i più fini estimatori. Ecco che, allora, più che i piedi e la tecnica servirà l’orgoglio. Quella ferrea volontà di scrollarsi di dosso paure ed insicurezze per dimostrare a sé stessi -e alla tifoseria - di quale pasta si è fatti. La Fiorentina ha limiti e difettucci che sono esplosi nel momento di flessione: ci sono sempre stati…la crisi ha finito solo per amplificarli.
A sanarli dovrà pensarci la Società – quest’anno o il prossimo a seconda delle scelte e dei tempi che in viale Fanti vorranno darsi – ma a ridimensionarli, ed a renderli meno determinanti, dovrà pensarci la squadra. Vincere scaccia i demoni, allontana mugugni e polemiche e ricrea quell’ambiente “magico” che ha consentito alla Fiorentina, nel girone d’andata, di essere più brava e più forte delle sviste arbitrale, delle assenze e delle giornate “no” di alcuni giocatori.