IL BICCHIERE MEZZO PIENO

23.04.2012 01:39 di  Stefano Borgi   vedi letture
foto di Stefano Borgi
foto di Stefano Borgi
© foto di Firenze Viola

Partiamo dalla foto. Fatta in casa (e si vede), sullo sfondo lo stemma della Fiorentina, nel bicchiere del buon Lambrusco. Il tutto in onore di Delio Rossi, fautore delle cose semplici, delle abitudini genuine (basti pensare che è uso cenare al circolino di Grassina), propugnatore di una Fiorentina provinciale, operaia. Dulcis in fundo, Rossi proviene dall'Emilia-Romagna, terra che produce quel vino frizzante, soave che riempie per metà il bicchiere della foto. A questo punto subentra l'eterno dilemma: nella Fiorentina il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Contro l'Inter del baby Stramaccioni, la Fiorentina ha guadagnato un punto (visti sopratutto i foschi presagi della vigilia) o ne ha persi due? Noi non abbiamo dubbi: il bicchiere è mezzo pieno (se Ljajic avesse trasformato il rigore altro che pieno... straboccava) e di conseguenza sono stati persi due punti che avrebbero voluto dire salvezza praticamente certa. Va da se che il punto conquistato contro i nerazzurri non è certo da considerare un "brodino", bensì un gustoso consommè consumato all'ora di pranzo.

Analizziamo allora una serie di "plus", presenti e futuribili, che emergono dal bicchiere mezzo pieno. Intanto ricordiamo il padre putativo di questa locuzione, Pantaleo Corvino, al quale saranno fischiate le orecchie vista la totale (e colpevole) assenza di punte a disposizione di Delio Rossi. Lo stesso Delio non aveva risparmiato battutine sarcastiche alla vigilia, augurandosi una Fiorentina riedizione di quella di San Siro che aveva battuto il Milan. E Rossi è stato accontentato: concentrazione, determinazione, "spirito e gamba" (l'ultimo slogan del tecnico di Rimini). E' mancata la stoccata finale, forse per colpa della troppa Nutella. Da qui si innesca una provocazione. Confrontate le formazioni di Milano e quella di ieri: difesa identica (Camporese, Natali, Nastasic, ergo manca Gamberini), solito centrocampo con Kharjà, Behrami, Lazzari e Pasqual, unica eccezione Cassani al posto di De Silvestri (ariergo, manca Montolivo). In attacco confermato Ljajic, mentre Cerci prende il posto di Jovetic. Tra l'altro il Cerci di ieri non è certo inferiore allo Jovetic del recente periodo. Cosa significa? Che Delio Rossi ha tolto un pò di supponenza, di spocchia, di sicurezza da posto fisso ed ha messo da parte due senatori come Gamberini e Montolivo. Che ha privilegiato la freschezza atletica, le motivazioni, la "fame" (diciamolo, i sentimenti genuini fatti in casa...come la foto di cui sopra) la meritocrazia, confermando la formazione che con dedizione ed umiltà aveva sbancato San Siro. Poi si sa, il calcio è strano perchè col Milan erano stati decisivi due giocatori (Jovetic ed Amauri) che contro l'Inter non c'erano, ma conta il principio, prevale il concetto. Nel calcio vince chi corre, chi arriva prima sul pallone, e ieri la Fiorentina correva.

Altro segnale del bicchiere mezzo pieno: la squadra ha giocato come voleva Delio Rossi. Di primo acchito dovrebbe essere la norma, ed invece è quasi una new entry. Innanzitutto palla a terra, vietati i cross alti per il centravanti che...non c'era. Fraseggi stretti, uno-due costanti e via ad attaccare la profondità per dettare il passaggio, al bando l'egoismo, l'individualismo (addirittura Cerci ha fatto l'uomo squadra fungendo da raccordo tra centrocampo e attacco). In avanti, poi, due punte veloci, tecniche, col compito di non dare riferimenti. E' mancato all'appello solo Ljajic, ma (idem come sopra) vale il principio.

Infine l'età media, la linea verde, il lavoro in prospettiva. Delio Rossi ha una paura fottuta di non essere confermato per la prossima stagione. Delio Rossi crede nei Della Valle, ha sposato Firenze, è un orgoglioso che rosica in silenzio e non ammetterebbe mai il fallimento dell'esperienza fiorentina. Allo stesso tempo è convinto di farcela, di portare a termine la missione e ripartire l'anno prossimo. Con una squadra costruita a sua immagine e somiglianza. E sta già lavorando per il futuro. In quest'ottica Gamberini e Montolivo sono rimasti fuori, è stato confermato Camporese (Nastasic, oramai, si conferma da solo), è stata data fiducia a Salifu ed Acosty in un momento topico della partita. Fateci caso: dal 72' (da quando è entrato Acosty al posto di Ljajic) la Fiorentina aveva in campo contemporaneamente Camporese 21 anni, Nastasic 19, Salifu 19, Acosty 18, Cerci 24 (e perchè non c'era Jovetic 22 anni). 101 primavere in cinque, alla media di 20 anni ciascuno. Poi, è vero, c'erano Natali, Lazzari, Kharjà, Behrami... ma vivaddio, siamo in serie A, mica nel campionato "primavera". Questa è la mentalità di Delio Rossi, questa è la sua idea di Fiorentina. E allora, anche se il Lecce non molla (però ha mollato il Genoa), anche con un rigore sbagliato a 20' dalla fine, anche con la vittoria che manca al Franchi dal 4 marzo (2-0 al Cesena), per noi il bicchiere è comunque mezzo pieno.