FIORENTINA-INTER? A PASSO DI TANGO...

21.04.2012 00:52 di  Stefano Borgi   vedi letture
foto di Stefano Borgi
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© foto di Firenze Viola

Fiorentina e Argentina non è soltanto una rima, è molto di più. E' uno scambio fra cultura e tradizione, costume e affinità caratteriali, e gli ambasciatori di questo rapporto privilegiato sono stati i tanti calciatori della "terra del fuoco" che hanno impreziosito la storia viola. E tutti rigorosamente a passo di Tango. Questo legame, poi, si rafforza e diventa indissolubile quando entra in gioco l'Inter, grazie a  personaggi irripetibili, fuoriclasse assoluti, figure avvolte nel mito che dalla "Torre di Arnolfo" alla "madunina" hanno tenuto alto il blasone delle due squadre. Il primo argentino che vestì entrambe le casacche fu Humberto Maschio. Era un oriundo, originario di Avellaneda (guarda caso il paese natale di Batistuta, anche se per Bati-gol molte cronache riportano erroneamente Reconquista), e divenne famoso nel Racing formando con Sivori ed Angelillo il trio degli "angeli dalla faccia sporca". Mezzala raffinata, Maschio disputò una sola stagione nell'Inter (vincendo comunque lo scudetto nella stagione '62-'63) mentre andò meglio in maglia viola con tre campionati disputati ed una coppa Italia vinta nel 1966. Questo però è solo l'antipasto, perchè uno dei piatti forti dello scambio "albiceleste" tra Fiorentina ed Inter si chiama Daniel Passarella.

IL "CAUDILLO" - Due volte campione del mondo, nel 1978 e nel 1986 (in Messico non giocò mai, ma era tra i convocati), Daniel Alberto (questo il suo nome per esteso) arrivò a Firenze nell'estate del 1982. La Fiorentina era reduce dall'annata del "meglio secondi che ladri" e puntava decisa allo scudetto. Il primo anno di Daniel fu difficoltoso, addirittura qualcuno mise in dubbio le sue reali capacità, per poi riprendersi ed esplodere negli anni a venire. Carattere, personalità, cattiveria in campo e negli spogliatoi, un sinistro al fulmicotone, Passarella divenne ben presto un idolo della curva Fiesole. Per lui 4 campionati in maglia viola, 109 presenze e 26 reti, dei quali 11 solamente nella stagione '85-'86. Quell'anno il mancino argentino stabilì il record dei gol realizzati da un difensore nel campionato italiano, con la doppietta dell'Arena Garibaldi di Pisa assolutamente indimenticabile. Era l'ultima di campionato, Fiorentina in corsa per l'Uefa (proprio con L'Inter), Pisa in lotta per non retrocedere. Passarella aveva già staccato il biglietto di sola andata per MIlano, e la Fiorentina con una vitttoria avrebbe contemporaneamente gettato in serie B i nerazzurri pisani e fuori dalla coppa i nerazzurri interisti. Passarella passò sopra a questi due macigni sulla coscienza con la forza di un mammuth: un gol su punizione, uno su rigore sancirono la vittoria gigliata e tutto ciò che ne conseguiva. A Milano poi, per il "caudillo", non fu come a Firenze: due stagioni tutto sommato anonime, 40 presenze, 9 reti, ed un crepuscolo indolore, forse troppo ordinario visto il personaggio.

RAMON DIAZ"Il Tango è un pensiero triste che si balla", disse un giorno Enrique Santos Discepolo, e Ramon era la perfetta emanazione di questo sentimento. Non a caso lo chiamavano "puntero triste" (in contrapposizione a Daniel Bertoni, il "puntero" originale, solare, allegro, disponibile) triste per quella sua aria introversa, timida, quasi scontrosa. Per lui, però, parlava il sinistro: magico, preciso, chirurgico, autore di 17 gol in 53 partite con la maglia viola, di 12 in 33 presenze con quella nerazzurra. A Milano vinse lo scudetto nel 1989, risultando decisivo per gli assist col contagiri ad Aldo Serena, alla fine capocannoniere del campionato con 22 reti. Era, quella, l'Inter di Trapattoni, l'Inter dei record, e Ramon Diaz ne fu (nonostante le apparenze) un tassello fondamentale.

"Last but not least"... GABRIEL OMAR BATISTUTA -  Un dato su tutti: nella sua carriera viola, l'Inter è stata la vittima preferita di Gabriel. Ben 11 gol su 15 partite di campionato, 4 sulle due di coppa Italia. In totale 15 reti su 17 partite disputate contro i nerazzurri. se non è record questo... Per il resto, su Bati-gol non ci dilungheremo più di tanto, anche perchè a fronte di una carriera luminosa e fulminante con la Fiorentina, la permanenza di Batistuta all'Inter fu breve ed estemporanea: solo sei mesi nel 2003 (12 presenze e due gol) prima di ritirarsi nell'esilio dorato dell'Al-Arabi dove rimarrà fino al 2005. Ma tant'è... Ci piace immaginare che dovunque passava il "Re Leone" risuonassero le note di Astor Piazzolla, gli acuti del "Bandoneon" (una specie di fisarmonica) strumento tipico del Tango, volteggiassero i meravigliosi "Tangheiri", accompagnati dagli immancabili "casquè". Domani, nella "milonga" dell'Artemio Franchi una Fiorentina dimezzata affronterà l'Inter del baby Stramaccioni. Per i viola vivere o morire, e guai a sbagliare i passi...