BALOTELLI? NO, GRAZIE!

12.11.2011 00:49 di  Stefano Borgi   vedi letture
Stefano Borgi
Stefano Borgi
© foto di Firenze Viola

Scusate il disturbo. Scriviamo di getto, senza rete nè paracadute, e per una volta usciamo dall'alveo viola per tuffarci in quello azzurro della nazionale. Un'intrusione bell'e buona, dovuta all'esultanza (?) di Balotelli dopo il gol alla Polonia. A qualche buonista della prima ora tutto questo non piacerà, ad altri invece (ne siamo certi) piacerà moltissimo. In realtà ci sarebbe un gancio che riporta alla nostra Fiorentina (e lo affronteremo in un secondo momento), ma il messaggio che vogliamo far passare è qualcosa di molto più ampio. La tentazione di scrivere qualcosa su Mario Balotelli ce l'avevamo da molto tempo, ma abbiamo sempre pensato: "Non lo conosciamo di persona, chi siamo noi per..." Corretto, anzi correttissimo. Poi, durante il ritiro della nazionale a Coverciano (esattamente mercoledì scorso), metti un caffè con i colleghi e la domanda... "Sapete chi parla oggi?" Risposta: "Balotelli, nell'aula magna". Già Balotelli che parla in un aula magna stride, e non poco, ma ho pensato... "finalmente posso conoscere di persona questo "fenomeno" (in tutti i sensi), finalmente potrò farmi un'idea più precisa della sua persona, del suo essere, del suo modo di porsi". I lettori di Firenzeviola.it guardino attentamente le foto che corredano l'articolo, sono più esplicite di mille interviste. Quindi, parola a Super (?) Mario. Cominciamo col dire che il giovane colored non aveva voglia di parlare, perchè non ha considerazione alcuna dei giornalisti. Libero di pensarlo. Ma attenzione, così facendo disdegna qualsiasi contatto col pubblico, con i tifosi, e si ricordi che è anche grazie a loro che lui è seduto lì, su quello scranno, e noi dall'altra parte ad ascoltarlo. Andiamo avanti: scomposto nel sedersi, attaccato al telefonino fino a pochi secondi prima della conferenza stampa, il ragazzotto assume un tono di voce basso, distaccato, ad arte per non farsi capire. Ha un'aria triste, contrita, sembra quasi stia facendo un favore a qualcuno. Poi, alcune perle: "Mario, quanto sono stati importanti Mourinho e Prandelli nella tua educazione, per la tua crescita?" Risposta: "Loro sono solo allenatori, con la mia educazione non c'entrano niente. A quella ci pensano i miei genitori". Piccolo flashback: nell'agosto 2010 Mario Balotelli lascia l'Inter per andare al Manchester City. In un'intervista rilasciata in quei giorni a Sky, Pantaleo Corvino rivelò che... "Seguivo il ragazzo quando lavoravo a Lecce. Quando sono arrivato alla Fiorentina (nel 2005 ndr.) ho raggiunto l’accordo con il Lumezzane. Poi, a Milano c’è stato un incontro con la famiglia. Balotelli all’epoca era un giocatore del settore giovanile, io ero appena arrivato in un club che doveva ripartire dopo aver raggiunto la salvezza all’ultima giornata. A malincuore, ho dovuto dire di no a certe richieste. Non ho nulla da rimproverarmi". La domanda sorge spontanea, quali erano queste richieste? La leggenda (molto vicina alla realtà) narra che, oltre ad un ingaggio spropositato per un ragazzino allora quindicenne, l'entourage del colored chiedeva per i genitori un appartamento ed un auto, più un'altra serie di benefit. A quel punto Corvino rifiutò, perdendo un grande talento ma guadagnandoci in dignità ed autostima. Pochi giorni dopo Moratti (assecondando una moralità del tutto personale) accontentò in toto il giocatore, l'entourage ed i genitori, proprio quelli che dovrebbero (Mario dixit) provvedere all'educazione del ragazzo. Ma quali Mourinho e Prandelli... Avanti con le perle di Balotelli. "Mario, rifaresti tutto da giocatore, anche gettare via la maglia dell'Inter?" (successe il 20 aprile 2010 al termine di Inter-Barcellona 3-1, semifinale di Champions League, scatenando l'ira dei tifosi nerazzurri) "Certo - risponde il colored - così ho potuto lasciare l'Inter e venire in Inghilterra a vincere e guadagnare di più". Sono solo due esempi che, personalmente, mi hanno lasciato esterrefatto, confermando la pessima opinione che avevo del soggetto in questione. Scusate, il nostro non è falso e facile moralismo, è una ferma condanna verso la totale mancanza di rispetto, verso l'arroganza e la presunzione ostentata da un ragazzo di appena 21 anni, esempio letale e fuorviante per un ragazzino che si avvicina al mondo del calcio. Fino alla sublimazione di ieri sera, quando Balotelli (bontà del portiere polacco) ha realizzato il suo primo gol in nazionale. Anche in questo caso c'è il preview nell'aula magna di Coverciano... "Mario, quando fai gol non esulti mai. Perchè? Ed esulterai se farai gol con la nazionale?" Risposta: "Non esulto perchè sono fatto così, se segno con la nazionale vediamo... Sicuramente esulterò se farò gol in una finale di Champions League, oppure in una finale di Coppa del mondo". L'esultanza per un gol come merce di scambio, quindi, non come manifestazione spontanea di gioia, di felicità, da condividere con la gente, con i tifosi... Detto fatto, il ragazzo realizza l'1-0 contro la Polonia, bacia a malapena lo scudettino tricolore sulla maglia azzurra, si volta scuro in volto e se ne va. Serio, triste, quasi infastidito dall'evento.

Ci dispiace, ma non ci stiamo. Tutti noi siamo stati ragazzini, tutti noi abbiamo fatto di corsa il giro del...cortile, del giardinetto dopo un gol, sognando di ripeterci su di un campo regolamentare, magari vestiti di viola o d'azzurro. Ed il signor Balotelli che fa? Si permette di mostrare fastidio nel momento più bello, dopo il primo gol realizzato con la maglia dell'Italia quattro volte campione del mondo? Ci dispiace, ma non ci stiamo. E non c'entrano i soldi, non c'entrano i privilegi, la ricchezza che Balotelli può vantare a soli 21 anni. Buon per lui, colpa semmai di chi gliela procura. Ciò che da noia è l'esempio negativo, il disprezzo che traspare nei confronti di una simile fortuna... giocare e segnare un gol con la maglia azzurra, con i colori del proprio paese, facendo il lavoro più bello del mondo. E ripetiamo, non c'entrano i soldi: c'entra il principio, la mancanza di rispetto e d'ideali, c'entra il recitare una parte, interpretare un personaggio che (colpa dei media, va detto) ha fatto presa, ha fatto scrivere, ha fatto parlare. Caro Mario, resta pure nel tuo mondo virtuale, patinato, fatto di gossip, di rotocalchi... fatto di niente. E poco importa se stasera sei stato il migliore in campo, chi come noi ama il calcio non ha bisogno di te.