INFANTINO/2, Italiano perfezionista. Ora sogno trofeo
Gino Infantino, centrocampista della Fiorentina, si è raccontato così a il Tirreno: "il mio debutto con il Banfield? Fu particolare, perché senza pubblico per la pandemia. Kily Gonzalez mi ha lanciato, facendomi realizzare un sogno. Da quel momento, il mio obiettivo è sempre stato quello di mettere insieme più minuti possibili".
Lei è di Rosario, città di campioni, è pronto ad essere il prossimo?
"A Rosario sono nati Messi, Di Maria, e tanti altri. Il calcio lì è vissuto in maniera viscerale. Non so se sarò il prossimo campione, ma da parte mia non mancheranno mai lavoro e attenzione".
Cosa le ha detto la sua famiglia e i suoi amici prima di partire per Firenze?
"Era una trattativa di cui era a conoscenza solo la mia famiglia. Tutti mi hanno detto che è stato un grande passo per la mia carriera".
Questa è la sua prima esperienza lontano dalla sua terra: è arrivata al momento giusto?
"Fin da piccolo, ho sempre sognato di giocare in Europa. Adesso che ho questa occasione la voglio sfruttare, farò di tutto per non sprecarla".
I suoi ex allenatori, Tevez e Gonzalez, che hanno conosciuto il calcio italiano, cosa le hanno detto?
"Con Carlos non ho avuto modo di parlare, ma con Cristian si, mi confronto molto spesso. Mi dà molti consigli, mi ha detto che avrei dovuto capitalizzare al massimo questa opportunità, assorbire tutto".
Invece Vincenzo Italiano che allenatore è?
"È un allenatore entusiasta, vive il calcio in maniera totale, con intensità ed è attento a tutto: lo si percepisce nella cura dei particolari. Stiamo lavorando e la speranza è quella di conquistare quegli obiettivi che ci siamo prefissati".
Infantino a chi si ispira?
"Non credo di avere un modello di riferimento, non penso a "copiare" dagli altri quanto a crescere e ad essere me stesso. Poi, nel calcio ci sono i campioni, che vengono da un altro pianeta: quello che riesce a loro non è né scontato né per tutti. Messi è come Maradona: lo guardi e capisci che, per quanto tu possa studiarlo, a quel livello non ci arriverai mai. È un privilegiato. E tu puoi solo ammirarlo".
Qual è il suo sogno sportivo?
"Giocare un Mondiale, diventare campione del mondo. Con la Fiorentina è esattamente lo stesso, vorrei vincere, sollevare un trofeo: Coppa Italia, Conference League, scalare la classifica. Io ci credo. Conta solo macinare punti, scrivere la storia, regalare emozioni alla gente. E sì, sarebbe bellissimo conquistare qualcosa con il mio club".
A Genova, ha avuto modo di sentire il sostegno dei suoi nuovi tifosi, passionali pure loro.
"Mi ero goduto il loro abbraccio già nell'amichevole giocata al Franchi, sono veraci, vivi. Mi piacciono. Il calcio è questo, partecipazione, vita. In ogni angolo del mondo, lo si vive in maniera diversa, ma la sostanza non cambia, è passione: questa è l'essenza del calcio. E sono certo che insieme ci divertiremo, io ce la metterò tutta".