VISTA IN TRASFERTA, Una partita per pochi

A cura di Patrizia Iannicelli
01.04.2013 15:30 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
VISTA IN TRASFERTA, Una partita per pochi

Quando viene comunicato il calendario delle gare a fine luglio, la gara esterna che ha un interesse particolare per i tifosi viola è quella contro il Cagliari, la città che per essere raggiunta necessita come mezzo il solo aereo con notevoli e incredibili difficoltà. I voli sono quindi fissati mesi prima da diverse città: Pisa, Bologna, Roma, in modo tale da contenere i costi che restano comunque sempre alti. Nelle ultime settimane per quei tifosi viola con i voli già prenotati e pagati, si aggiunge la reale possibilità delle porte chiuse, o ancora peggio nelle ultimissime ore del cambio di sede. Una situazione che ha il sapore dell'incredibile ma che soprattutto va a penalizzare solo ed esclusivamente i tifosi di qualsiasi colore essi siano, la totale mancanza di rispetto verso coloro che vivono per la propria squadra, solo per passione. Un argomento che avrebbe bisogno di essere approfondito, ma restiamo nella nostra quotidianità, per raccontare le traversie e le incredibili avventure dei 40 tifosi viola con biglietto in mano dal lunedì precedente la gara, ai 23 che fisicamente sono arrivati nel capoluogo sardo, con dei veri e propri viaggi della "speranza". Dopo l'ufficialità delle porte chiuse il giovedì alle 18 (no comment!), l'unico modo ed alternativa per poter assistere alla partita era quella di usufruire della regola che pone la presenza di un certo numero di biglietti o pass (circa 100), per ciascuna delle due squadre. A questo punto l'unica e sola possibilità per vedere la gara restava chiedere "l'ospitalità" della società viola. Così dopo avere stilato una lista con i nominativi delle presenze certe a Cagliari, la nostra società nella persona dell'amministratore delegato dott. Mencucci risponde in modo egregio dando il proprio assenso. La cronistoria di questa trasferta che vogliamo raccontare, un'avventura senza precedenti è quella di tre "ragazze" cinquantenni che partono da Firenze venerdì alle 21 verso Roma, tra mille incognite e nessuna certezza. Tanti amici da mezza Italia si mobilitano affinché le difficoltà diventino meno dure così da poter raggiungere la loro meta. Intorno all'una di notte arrivano nella stazione di Roma Termini, vengono attese da veri amici che si prodigano per accompagnarle a Roma Ciampino dove alle 6.30 parte il volo per Cagliari. La notte in fondo trascorre veloce, gli argomenti per discutere sono tanti, sono sveglie e vigili, battute e risate si sprecano. All'alba finalmente volano verso l'isola e in meno di un'ora il primo vero obiettivo è raggiunto. Sono attese da tifosi con l'anima e il cuore viola ma residenti del luogo, una gioia incontenibile, da ambo le parti. La mattinata sono ospiti di questa fantastica famiglia, fino a quando verso le 13 sono in movimento verso Quartu per raggiungere il "famoso" Is Arenas. Lo stadio si vede solo nelle immediate vicinanze, l'area naturale con la presenza di fenicotteri è divisa dalla strada che viene  percorsa, circondata da ogni parte da palazzi e cemento, uno spettacolo desolante. Una certa ansia e tensione viene avvertita dal piccolo gruppo, ma arrivano senza problemi davanti al cancello dove si dovrebbero consegnare i pass per l'ingresso. I volti familiari di altri tifosi fiorentini riportano la serenità, si entra alle 14.30. La tribuna centrale è divisa con i tifosi cagliaritani, una cinquantina di ragazzi che fin dai primi minuti fanno sentire la loro voce che rimbomba ancora di più nello stadio vuoto. La tristezza è tanta, sembra di assistere ad un allenamento.

Con una situazione di questo genere si esce tutti sconfitti, soprattutto lo spettacolo del calcio, che senza il suo motore pulsante, i tifosi, non avrebbe senso di esistere. Nella zona nord, la curva dei cagliaritani, all'esterno, uno sparuto gruppo dei tifosi fa sentire la propria voce, una protesta lecita e civile, ma l'adunata massiccia che si preannunciava in mattinata per tutta Cagliari con tanti volantini, e che faceva desistere una decina di tifosi viola ad assistere alla gara, in realtà non si vede. Entrano le squadre in campo, la nostra con la maglia bianca, si rivede dopo mesi Roncaglia, Migliaccio ha il duro compito di sostituire Borja Valero. La temperatura è mite, il sole fa capolino a tratti tra le nuvole, ma imperversa un vento fastidioso, che si spera non condizioni la gara. Dai primi minuti i sardi sono più decisi, forse anche perché i nostri sembrano fermi, statici, quasi leziosi,grande difficoltà a centrocampo. All'11° da un'  incursione del Cagliari, Pinilla gonfia la rete e siamo sotto di un goal, qualcuno parla di fuorigioco. La squadra viola ha grosse difficoltà a ricostruire, gli avversari galvanizzati dal vantaggio sono determinati, al contrario i nostri quasi spenti. Al 30° Jovetic è sostituito, sembra per un problema muscolare, da Larrondo, che risulterà ininfluente. Pochi minuti dopo al 38° Cuadrato, l'unico che lotta sulla fascia, trova il piede di Sau e l'arbitro decreta il rigore. Pinilla su dischetto raddoppia. Si va all'intervallo nello sconforto e nella delusione, ancora una volta queste gare che non riusciamo a capire, questi black out che coinvolgono tutti i giocatori. Inizia la seconda parte della gara, Ljaijc lascia il posto a Toni, si cerca di dare un minimo di supporto incitando ora l'uno ora l'altro giocatore, ci sembra di notare un minimo di reazione e di ripresa. Al 61° l'ultima sostituzione, quella di Migliaccio con Mati Fernandez, che porta un piglio in più. Al 73° Cuadrado riapre la gara, c'è il tempo di recuperare, siamo tutti in piedi ad applaudire, torna la speranza sopita. Purtroppo anche i tre minuti di recupero non servono a portare un pareggio con una palla che si spreca negli ultimi istanti e che avrebbe portato un punto d'oro, visti i risultati dagli altri campi. La squadra viola esce a capo chino e si avvia negli spogliatoi, i cagliaritani vanno a festeggiare ai cancelli lanciando le loro maglie a quei i tifosi che non hanno potuto vedere la gara, ricevono anche sportivamente i nostri applausi. Senza problemi con la gentilezza di steward e vigili urbani, sulla la strada per ritornare dai nostri amici sardi che ci vengono a riprendere e ci riportano verso l'aeroporto per ripartire. La stanchezza comincia a dare i primi segni, non si dorme da quasi due giorni, e la sconfitta  debilita ancora di più. Come se non bastasse il volo porta anche del ritardo, lasciamo l'isola alle 22.30, a Roma l'ennesimo straordinario amico, marito di una delle tre riporta a casa le "disperate". L' arrivo a Firenze è alle 3 di una notte buia e piovosa, le 4 con l'orario legale, di una Pasqua che  avrà un sapore amaro.
Termina così questo lunghissimo e travagliato viaggio, che in pochi hanno vissuto e potranno raccontare, una trasferta che resterà nella storia del tifo viola, realizzata con la ferrea volontà, carattere e determinazione (che spesso manca a chi scende in campo) di coloro che hanno saputo superare ogni sorta di ostacolo, solo per l'amore incondizionato per la Fiorentina...