UNDER PRESSURE

02.03.2009 01:00 di  Marco Conterio   vedi letture
UNDER PRESSURE
FirenzeViola.it

Rimpalli, autogol e autodistruzione. Perché se gli uni condannano, fortuitamente, all'abbandono europeo, i secondi si possono fare anche fuori dal terreno di gioco. Non accettando "ma" e non ammettendo "però". Viaggiando sulla propria strada, criticando con fare duro e stizzito chi critica dati di fatto più che supposizioni proprie. L'autodistruzione, invece, no. Firenze non l'accetta. E chi critica, tantomeno. Perché il tifoso docg si sente ferito quando sente che "a fine stagione tutto si rivaluterà". E, come diceva il vecchio saggio, la stampa è lo specchio del popolo. Quindi neanche chi critica lo fa per il puro gusto di farlo. Fosse solo per godere delle gioie e dei trionfi europei, fosse solo perché più ricca e celebre è la Fiorentina, più possibilità ci sono anche per i professionisti di calamaio ed etere.

Vengono criticati dati di fatto. E se il passato della Fiorentina è un Monet da appendere in camera ed osservare rispettosi prima di andare a letto, presente e futuro viaggiano a corrente alternata. La Champions, ma questo si sapeva (anche se c'è chi diceva di sognare il passaggio del turno), è stata salutata a tanti punti dal Lione. La Uefa, invece, no. Questa volevano vincerla tutti. Anzi. Volevamo. E poi è arrivato un Ajax qualunque, affrontato a Firenze con supponenza mista ad indifferenza, aggredito con unghie spezzate all'Amsterdam Arena. Perché se la Fiorentina è cinica contro Genoa e Chievo, perché non possono esserlo anche i lancieri e devono per forza essere fortunati? Non "Interiziamoci", per favore, ed andiamo a rivedere quanto detto pochi giorni prima.

Le critiche sono rivolte ad altri dati di fatto. Cambi, sostituzioni. Idee ed intuizioni che non sono andate a buon fine. Partite deludenti. Perché se in Olanda si è vista, a tratti, la Fiorentina che fu, quella di ieri è stata la sua lontana parente. Sulle gambe, demotivata, scapestrata e distratta. Contro l'ultima in classifica, in una partita da vincere a tutti i costi, vista la ghiotta occasione Champions che le si presentava. Un rimpallo, proprio lui, di Bonazzoli, gol. Un altro tiro, di Bonazzoli, parata. Amen.

Almeno così ci sembra, senza rischiare di peccare di lesa maestà. A Roma, Milano, Torino, però, tecnici e società vengono bersagliati da ogni dove. Destra, manca e oltre. Ranieri stava già salutando la domestica ad ottobre, Ancelotti, con due Champions e cotillons alle spalle, è fischiato da tutto San Siro. Spalletti a Roma è bersaglio di critiche, se non di peggio, Mancini all'Inter era sbeffeggiato anche se stra-primo in classifica.

Cesare Prandelli porta l'esempio di Santana. Un giocatore che, passaggi vincenti-gol-assist e affini alla mano, rasentava le medie di comprimari di Lecce e Siena. Poi è nato il 4-3-1-2, un po' per la Fiorentina ed un po', crediamo, anche ad uso e consumo di Mutu e dell'argentino. Modulo con cui il giocatore è "parzialmente" rinato, schema in cui, ora, non c'è nessuno veramente in grado di sostituirlo. E non si tratta di "quanto manca Santana" o "quanto era forte e indispensabile Santana". No. E' che lì, in questo 4-3-1-2, Santana era l'unico a poterci giocare. Criticato prima, dunque, a ragione, semi-rimpianto, adesso, per necessità tattica.

Ancora una volta, tanto per ribadire. Nessuno critica, speriamo, per il mero gusto di farlo. Ogni cronista, dalla prima penna all'ultimo redattore, passando da qualsiasi tifoso e appassionato viola, dice la sua. Su dati di fatto, ci pare. Su una Fiorentina che ha perso serenità, su un gioco che latita a ritornare e su individualità che paiono perse o mai scoperte. Non è tutto nero, però. I viola sono quarti, ancora, nessuno lo mette in dubbio. E se si rimetteranno, loro per primi, a remare nella giusta direzione, alzi la mano chi avrà il coraggio di criticare un futuro che si promette di ricalcare i fasti del luminoso passato fiorentino.