UNA GIRANDOLA DI MODULI
Otto mesi da quando Mihajlovic si è seduto sulla panchina viola ed un evoluzione tattica che dopo tutto questo tempo ancora tarda ad arrivare. A Palermo, Il tecnico serbo potrebbe riproporre il 4-4-2 con Mutu e Gilardino di punta. Verrebbe da dire: altro giro altra corsa. Dopo l’iniziale 4-2-3-1 con Ljajic dietro Gilardino si passò ad un 4-4-2 con Babacar al fianco del bomber biellese per poi provare il modulo che sembrava dover essere il definitivo: il 4-3-3 che all’occorrenza diventava un 4-5-1 con il solo Gilardino che doveva combattere contro tutti i difensori avversari. Ma perchè questa girandola infinita di moduli? Il 4-3-3 sembrava (Mihajlovic dixit) il modulo prescelto nel pre stagione, perchè non si è portato avanti? Le cause possono essere molteplici: gli infortuni, i cattivi risultati ma anche gli uomini, o meglio l’uomo: Alberto Gilardino. Non soltanto quindi, come si pensò nel ritiro di Cortina, per il rifiuto di Montolivo di giocare interno sinistro ma per la difficoltà di Gilardino di fare il Maxi Lopez della situazione. Potrebbe essere questo uno dei problemi della Fiorentina 2010/2011. Per carità, parlare di problema-Gilardino è quantomeno irrispettoso verso un calciatore che ha segnato più di 50 gol in maglia viola. Però è corretto analizzare le caratteristiche del giocatore, Alberto non è un centravanti di movimento e di manovra, è un finalizzatore. La squadra viola, con Prandelli, aveva un gioco molto scolastico ma molto preciso, collaudato ed efficace: i pericoli arrivavano essenzialmente dalle fasce o attraverso il cross di un laterale o attraverso l'inserimento di uno di questi in area di rigore.
In questo sistema, Gilardino andava a nozze. Un Maxi Lopez della situazione, più di manovra (ma solo per citare un esempio di giocatore), potrebbe essere invece più funzionale al gioco di Mihajlovic, a Catania la punta argentina aveva dietro una vera e propria batteria di mezze punte, centrocampisti capaci di inserimento e di cambio di passo. Un po quel che è successo a Parma: Behrami, Santana, Marchionni e Cerci possono essere visti come la riproposizione in salsa fiorentina dei Ricchiuti, Mascara, Llama. Il problema è che Gilardino non è Maxi Lopez (e intendiamoci, dal punto di vista realizzativo Maxi non è il Gila): non va in profondità, non dialoga con i compagni, non allunga la squadra ed allora la formazione si schiaccia al limite dell’area avversaria, e in questa situazione lo sfogo sulle fasce, con il cross anche da trequarti campo, diventa necessario quanto obbligato. L’evoluzione tattica della Fiorentina in questo senso è ancora in divenire, si rimane in mezzo al guado di una visione del gioco molto prandelliana e di un modo di gioco meno arioso e più accentrato come tenta di fare Mihajlovic. In questi termini però Gilardino sembra sprecato: non è un calciatore di grandissima tecnica che sa dialogare con i compagni, uscire fuori dall'area a prendersi il pallone e decongestionare il centro. La conseguenza è, come già detto, che quando i viola sono in attacco l'area è affollatissima di difensori e i viola si schiacciano sulla linea dell’area. Quando, invece, sono in difesa, non essendo Gilardino un contropiedista, non si riesce ad essere minimamente pericolosi sulle ripartenze. Sembra necessario un ennesimo cambio di modulo, un’altra volta..