UN FILM GIÀ VISTO

09.04.2019 21:00 di  Luciana Magistrato   vedi letture
UN FILM GIÀ VISTO
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Un film già visto e già prevedibile da ieri sera, quando è uscito il comunicato della Fiorentina con il quale la società, dopo una riunione plenaria e sentendosi esente da colpe evidentemente, scarica tutte le responsabilità del momento sulla squadra e su Stefano Pioli. Oltre ventiquattr'ore dalla gara persa per creare un capolavoro di stile. Parole legittime, intendiamoci, se pronunciate dal proprietario o dirigente rappresentante a quattr'occhi o al gruppo in uno spogliatoio, in un ufficio, in campo, volte a spronare la squadra e lo staff e il tecnico in primis. Un tecnico tra l'altro già svuotato di potere e credibilità dalla società, quando ha voluto ingaggiare un braccio di ferro con lui. Alla constatazione di Pioli sul suo futuro e sul mancato rinnovo a marzo dopo la gara con la Lazio, non si è cercato di capire le preoccupazioni del tecnico e di molti giocatori ma si è voluto solo rimetterlo al suo posto con parole fredde e fatte tramite comunicato di Cognigni a Sky, che sono apparse come una bastonata alla dignità di un tecnico che a marzo ha semplicemente preso coscienza del fatto che la società non rinnoverà il suo contratto.

Arrivano così le sconfitte, con l'alibi per i giocatori di questo brutto braccio di ferro che ha squarciato improvvisamente il sereno in casa (e solo in casa) viola. E allora cosa fare, invece di convocare personalmente subito tutti e fare un discorso deciso alla squadra e a Pioli? Nulla, se non a distanza e con un comunicato pubblicato sul sito, come dire che non meritano neanche che la proprietà piombi a Firenze a dirgliene quattro a muso duro. No, meglio un comunicato freddo in cui non si pronuncia mai la parola "lottare insieme" ma si danno pubblicamente colpe agli altri e si ferisce un uomo come Pioli al quale la società e la squadra devono tanto per come ha saputo essere un punto di riferimento per giocatori, club e piazza nel momento più delicato e straziante (la morte di Astori). E si va a colpire non sul piano tecnico, dove la società potrebbe avere qualcosa da dire, ma sulla serietà e la professionalità della persona, come se le parole non fossero importanti. Per la società in fondo non lo sono mai state troppo, l'importante è non piegarsi con i tecnici e far finta di avere la ragione dalla propria, in un film già visto con Prandelli, Montella (pur iniziando ora un secondo atto) e Sousa.