UN'EMPATIA DA RITROVARE
Leggere Cesare Prandelli che ricorda le sue quattro stagioni in viola fa venire tanta nostalgia, per come veniva vissuta la Fiorentina da tecnico, squadra e città. "Eravamo una cosa sola, c'era grande empatia ed anche tra staff e giocatori il rapporto andava oltre le questioni professionali". E per ritrovare quell'empatia successivamente bisogna tornare al primissimo Sousa quando tre anni fa fece sognare i tifosi portando la squadra prima in classifica ad un passo dal titolo di campione d'inverno e poi alla scorsa stagione, quando fu un fatto tragico, la morte di Davide Astori, a creare un'unione speciale a Firenze. Questa stagione, iniziata con tanto, forse troppo ottimismo, sembra ora far scricchiolare quell'empatia meno visibile anche in campo.
Per divertire e lottare per l'Europa Pioli dovrà assolutamente far tornare quella magia di cui parla Prandelli, togliendo dalla testa dei suoi giocatori paure (dopo i quattro pareggi subiti in rimonta consecutivamente) ed egoismi: bisogna tornare a parlare da squadra e da gruppo unito, senza distrazioni private, famigliari, delle nazionali o di mercato. Soprattutto davanti occorre umiltà per trovarsi e concretizzare prima che fiammate e giocate individuali restino fini a se stesse. Il ritiro invernale a Malta prima della gara di Coppa Italia (dopo 4-5 giorni di vacanza anche per staccare la spina e riposare) potrebbe servire a Pioli anche a lavorare sulla testa dei suoi giocatori lontano da distrazioni esterne private appunto, nella speranza che prima di allora la Fiorentina abbia comunque ritrovato già la via della vittoria e del piacere di giocare insieme. Solo così la squadra potrà trasmettere quell'empatia dal campo agli spalti e alla città.