SEBASTIEN FREY, Un uomo di parola
" Per il contratto non ci saranno problemi. Ora vado in ritiro dai miei compagni, e credo che la firma arriverà dopo la partita con il Barcellona, perchè credo che sia giusto sancire questo accordo dopo una grande festa per tutta Firenze". Era il 15 luglio scorso, e Sebastien Frey era appena uscito dal "Franchi", doveva aveva svolto le visite mediche.
Nemmeno il tempo di domandarsi se il portierone avrebbe rispettato la parola ed ecco il comunicato della Fiorentina che ufficializza il rinnovo fino al 2013. Per il numero uno viola è l'ennesima dimostrazione di affetto e di attaccamento nei confronti di Firenze e della Fiorentina. Una storia d'amore fatta di rispetto, di stima reciproca, di correttezza, quella tra Frey e la società viola. Tutto cominciò con l'arrivo sulle sponde dell'Arno. Già in quell'occasione il potiere della Nazionale francese dimostrò si cedere nel progetto Della Valle, rinunciando ad una parte importante di ingaggio pur di arrivare alla Fiorentina. L'anno successivo scoppia Calciopoli. La prima sentenza condanna Firenze alla serie B. Frey è il primo a promettere fedeltà: " Io sono e resto della Fiorentina. Possono mandarci anche in serie C, io resterei comunque il numero uno viola". E così è stato. Parola data, parola mantenuta.
E siamo a questa estate. Tante le voci. Prima il Milan, poi il Bayern Monaco, la sensazione che sia davvero arrivato il momento dell'addio. Frey forse ci ha pensato per un po', del resto la tentazione era forte, terribilmente forte. In quei mesi la correttezza del portierone si è manifestata nel fatto che mai, e ripetiamo mai, ha giurato di restare. Ha aspettato, ha voluto essere sicuro prima di parlare. E quando ogni dubbio se ne è andato dalla sua mente, ecco la promessa: " Sarebbe assurdo lasciare la Fiorentina ora che stiamo diventando grandi. Resto a Firenze". Poi l'appuntamento. La firma promessa per il dopo-Barcellona. Il resto è storia di pochi minuti fa. Firenze può ufficialmente esultare. Frey, ancora una volta, ha mantenuto la parola, perchè lui, davvero, è un uomo d'onore