SANT'ANA
C'è voluto quasi un tempo per scrollarsi di dosso timori e scetticismi. La Fiorentina scesa in campo contro il Genoa aveva sulle spalle il peso intero di una città che, stavolta, difficilmente avrebbe perdonato. Lo sapeva l'allenatore, lo sapevano i giocatori. Una vittoria, serviva solo quello. Al di là delle parole, del mercato, dei malumori. Servivano i tre punti, e alla fine sono arrivati.
Sono arrivati grazie a un portiere, Eduardo, che a Genova sta facendo più danni della grandine. Ma sono arrivati anche grazie a un Santana mai domo e sempre più provvidenziale (cos'altro deve fare Mario Alberto per un rinnovo che non arriva?), ad un Behrami subito inserito negli schemi del calcio italiano, e ad un Marchionni che era difficile aspettarsi in queste condizioni dopo le recenti assenze.
Certo, anche ieri sera al "Franchi", il gioco spumeggiante è rimasto un sogno, ma la reazione (almeno di nervi) c'è stata. Archiviate un paio di parate di Boruc (facciamolo sempre giocare solo e soltanto con le mani però....) i viola hanno provato a gettarsi in avanti più con la rabbia che non con la lucidità degli schemi. Ma il pallone che Santana si è trovato fra i piedi pesava come un macigno, e averlo schiantato infondo al sacco vale quasi come una liberazione.
Nel dopo gara Andrea Della Valle, raramente così deciso nell'assumersi la responsabilità di decisioni attuali (Mutu) e future ("tutti sotto esame, a maggio tireremo le somme") ha fatto capire che questo gruppo può ancora rialzarsi. E che Mihajlovic non è a rischio. Insomma, se non è proprio un lieto fine poco ci manca. Ci sarà tempo, allora, per tornare su cosa ancora non va. Vargas che continerà a mancare, un Cerci la cui condizione psicologica non è nemmeno favorita dai fischi, una manovra ancora spesso improvvisata. Ma, stasera almeno, i tifosi possono addormentarsi un po' più tranquilli.
Tornerà il tempo per fare i conti. Lo ha detto lo stesso ADV, a maggio sarà tempo di responsi. Non ora, non adesso. Il mercato è andato, e da qui a fine campionato serve solo e soltanto lottare su ogni pallone. Cercando di ripetersi, esercizio assai più difficile, magari già domenica a Parma. Una vittoria esterna, la prima dell'era Sinisa, avrebbe un impatto di quelli pesanti su questa squadra nelle cui gambe aleggia ancora la paura di non riuscire più a vincere fuori casa.