SAN SEBASTIEN FREY
Ci vorrebbe un matematico per contare le parate decisive di Sebastien Frey in questa stagione. Noi ci accontentiamo di una parola. Tante. Contro la Lazio, poi, non bastano forse le dita di due mani. Zarate e Pandev, mal per loro, ben per noi, avranno gli incubi stanotte. A forti tinte meschate, s'intende. Le due manone che vegliano sulla Fiorentina vengono da Thonon-les-Bains, hanno trascorsi nerazzurri e gialloblù, sono spesso accompagnate da basette che spaziano dal Re Leone a un rocker anni '70 e, soprattutto, da riflessi a dir poco felini.
Manca poco, forse pochissimo. Buffon è lassù, intoccabile e probabilmente inarrivabile. Ma il buon Seba, parata dopo parata, sta sbaragliando la concorrenza. Julio Cesar è a volte ingiudicabile, vista la schiacciante superiorità della sua Inter, l'impressione è che tra i due sia di nuovo sopra Frey. Cech con il Chelsea sta stendando, vuoi per il caschetto un po' Sturmtruppen, vuoi per una difesa ballerina. Casillas è decisamente il n°2 più accreditato: se il Real è sempre lassù, o laggiù direbbero i tifosi blaugrana, il merito è tutto suo. E poi il vuoto. Rensing, Neuer, Abbiati, Leo Franco, Ochoa, Victor Valdes, Van Der Sar, Reina, Boruc. Robetta, con rispetto s'intende, in confronto a San Sebastien.
Perché in fondo, senza eccessi di campanilismo ma con una buona dose d'obiettività, a Frey manca solo una cosa: l'aureola. L'infortunio contro il Napoli, gentile omaggio a Vitale per il primo gol in A, è solo una piccola pezza rimediata con il volo da Uomo Ragno su Lavezzi poco più di un'ora dopo. La Fiorentina se lo gode, lo coccola, lui lancia sempre più segnali d'amore alla sua Firenze. "Voglio vincere qualcosa qua, lasciare un segno indelebile". Per la prima, chissà. Per la seconda, poco ci manca. Sogni d'oro, Zarate e Pandev.