ROBA DA PAZZINI

05.03.2009 00:00 di  Marco Conterio   vedi letture
ROBA DA PAZZINI
FirenzeViola.it

Sembra incredibile: il brutto anatroccolo è diventato un cigno dalle piume blucerchiate. Giampaolo Pazzini, sfortuna e lacrime a Firenze, gol come se piovesse a Genova. Otto, con i due di ieri sera, signore e signori. Otto. Quasi quanto quelli fatti complessivamente nella scorsa stagione a Firenze, una cifra ben lontana dal voto in pagella che gli avevamo sempre augurato e che mai ha raggiunto. La sua, a Firenze, è stata una storia travagliata. Speranze, sogni, auguri, baci, abbracci. Ma anche delusioni, pali, traverse, errori, cinque in pagella. Miele e fiele.

Tre reti il primo anno, cinque il secondo, sette il terzo, nove il quarto, una nell'ultimo. Roba da bomberino, da punta spuntata. "E' generoso, dà il cuore" si è sempre detto di lui. "Però gli mancano i gol. Quelli brutti, sporci, di testa, anca, ginocchio, d'inciampo e di rimpallo". Dici poco, per uno che di professione fa il cecchino. La storia, vice Toni prima, titolare e vice-Vieri allo stesso tempo poi, vice-Gilardino e anche Osvaldo infine, è nota. Pazzini non ha mai alzato la voce. Professionista serio, ragazzo leale, talento da sbocciare.

E poi quei 9 milioni, il passaggio alla Sampdoria ed 8 reti, tanto per gradire. A Firenze, città con tanta storia quanta boria, imperversa la discussione. Colpa di Pazzini all'epoca? O colpa di Prandelli? In ogni caso, tra dubbi e domande, un interrogativo è risolto. Pazzini non era e non è un bidone. Altrochè. Era probabilmente l'uomo giusto nel posto sbagliato. Il rapporto con Prandelli non è mai stato idilliaco, l'assimilazione degli schemi e dei movimenti da fare con la maglia viola indosso mai assorbiti a pieno. E qui, siamo alle colpe del giocatore, sempre "troppo morbido" nel rialzare la testa e combattere contro il nemico chiamato 4-3-3. Ed anche quelle di Prandelli, che forse non ha mai capito davvero Pazzini, che sicuramente non è mai riuscito a dargli un'identità tattica nè a creargli una squadra intorno. Prima, però, c'era Toni, poi Gilardino, nel frattempo sempre Mutu. La Fiorentina era dipinta intorno a loro, e questa è più che una scusante per entrambi, risultati alla mano.

Resta un dato, ad oggi, che fa comunque sorridere Firenze. Perché Giampaolo Pazzini è rimasto nel cuore della città biancogigliata. Chiacchierona, sì, criticona, anche. Ma con cuore e memoria. Chi le ha dato tanto, o almeno ha fatto di tutto per portarla sempre più in alto, non verrà dimenticato. Mai. E allora forza, Giampaolo, continua così. Fermandoti, ovviamente, quando sarà l'ora di trovarsi faccia a faccia...