RIMPIANTO PAZZINI: PER COLPA DI CHI?

25.03.2009 02:01 di  Andrea Capretti   vedi letture
RIMPIANTO PAZZINI: PER COLPA DI CHI?
FirenzeViola.it

Sorriso disteso, capelli gelatinati, solita faccia pulita. E’ il Giampaolo Pazzini atto secondo, quello rigenerato dalla cura Sampdoria, rallegrato dalle goliardate (ma soprattutto dagli assist) di Cassano, quello che prima di tornare a Firenze da avversario lo fa con la maglia azzurra della Nazionale maggiore. Due mesi scarsi per essere un uomo, un ragazzo, un giocatore diverso. Da 8 gol in 10 partite. Legittimo ed inevitabile chiedersi, perché e soprattutto per colpa di chi ? Nessuno forse potrà mai dirlo con certezza ma analizziamo quelli che sono i protagonisti di questo piccolo giallo.
CORVINO. E’ colui che l’ha venduto alla Sampdoria per nove milioni di euro a gennaio. La principale responsabilità sembrerebbe la sua, in realtà la plusvalenza c’è stata comunque (rispetto all’acquisto dall’Atalanta per 6mln) e per un elemento da una rete su rigore in sei mesi ci poteva stare. Avesse ottenuto la stessa cifra dal Bologna, incapace magari di far fiorire a questo modo Pazzini, si sarebbe rafforzata la sua immagine di splendido venditore (a cui il ds tiene molto). La formula della cessione definiva? Il prestito non era accettato da nessuna delle parti in causa, tranne Pazzini, che ha confessato di aver dato la disponibilità ad ogni forma di trasferimento, la comproprietà forse. L’attaccante aveva l’impellenza di cambiare aria, probabilmente scommettendo su un cambio drastico a fine stagione negli assetti societari. Sopra o sulla panchina. Corvino ragiona di numeri e di probabilità, la sua partita con Marotta si è conclusa accettando di ottenere subito quello che pareva improbabile ottenere a giugno a fronte di un rendimento negativo da parte del giocatore. Con l’attuale numero di reti, ancora peggio, sarebbe finito alle buste passando da un guadagno ad una possibile perdita. Sostanzialmente assolto.
PRANDELLI. Gli ha concesso un anno da protagonista, senza grandi alternative a fargli ombra o pressione (leggi Vieri part-time). Unica occasione, parzialmente fallita dal giocatore, spazzata via dall’arrivo di Gilardino in estate. In questa stagione solo spiccioli di gara e qualche umiliante tribuna in un progetto di squadra modificata in corsa per assecondare lo stesso Gilardino, cosa non fatta per Pazzini l’anno precedente. Le dinamiche dello spogliatoio rimangono oscure ma la sensazione che i momenti difficili del ragazzo e tutto quel supporto che ci fu in passato (gennaio di due anni fa, colloquio Prandelli-Pazzini per tranquillizzare l’attaccante che il dopo Toni sarebbe stato lui) stavolta non ci sia stato. Fino a che ci sono stati risultati positivi, tutto è rimasto insieme, dopo i primi scricchiolii lo scollamento definitivo e quella mancanza di dialogo per un Prandelli mai disposto a scendere a compromessi neanche immaginando o valutando cali ed assenze di Gilardino e Mutu. Discretamente colpevole.
MODULO. Pazzini non era Toni. Grande stacco aereo sì, ma poca fisicità per giocare spalle alla porta o da riferimento avanzato. Quasi sempre solo contro tutti con il progressivo ammosciarsi degli esterni e dei loro annunciati cross il quadro diventa desolante. Così è stato per il periodo del 4-3-3, con l’avvento delle due punte e del trequartista molto sarebbe potuto cambiare. Per la possibilità di giocare con qualche pallone a terra verso la porta e con un compagno vicino con cui dialogare. Colpevole.

MUTU. Giocatore di carattere va bene, aspirante leader dello spogliatoio anche; soprattutto se si gode dell’appoggio incondizionato dell’allenatore. Quanto di buono però può portare un elemento del genere, rischia però di portarsi dietro anche una serie di atteggiamenti non sempre positivi per i compagni di squadra. Non è solo questione di palloni più o meno condivisi, ma di quella fiducia incondizionata per chi indossa la stessa maglia a cui non puoi sopravanzare sensazioni personali. Non era tutti per uno, uno per tutti? A volte colpevole.
FIRENZE. Da sempre innamorata del suo bomber toscano, si è divisa nel giudicare le sue prospettive, ma anche la parte contraria ha sempre mantenuto un particolare affetto nei suoi confronti. Sostenendolo prima, mugugnando davanti a numeri che non convincevano poi, si è macerata nel dubbio e nel sospetto che non potesse essere tutto lì. Specialmente per quello che era stato nelle prime uscite di Pazzini. Oggi sono riemersi più estimatori del ragazzo di quanti fossero coloro che lo condannavano: troppo facile o troppo tardi. Ingiudicabile.