PUNTO E A CAPO
Sembrano essere passati soltanto pochi giorni, in realtà trattasi di mesi. E anche di una stagione passata. L'amaro esito dell'ultimo campionato è ancora lì, sullo stomaco. Praticamente impossibile da digerire. Un fallo di mano evidente di De Rossi, un arbitro che non vede e non fischia, i giallorossi che vincono prima che a Siena il Milan completi l'opera con ulteriori sostegni al termine di una gara surreale. I viola arrivano quarti, ci rimettono i circa 30 milioni che spettano a chi centra la Champions, e si ritrovano a leccarsi le ferite.
Chi credeva che "anno nuovo vita nuova" potesse essere proverbio comunque applicabile al calcio si ritrova oggi di nuovo smentito. E, ancor peggio, è costretto ad assaporare i soliti dubbi. Quelli di un gioco (il calcio) nel quale non solo il campo risulta decisivo. Perplessità su una categoria arbitrale che non solo non appare all'altezza sbagliando di continuo, ma che domenica dopo domenica conferma attraverso i propri errori nella solita direzione il consueto trend, ovvero quello di assoggettarsi a chi detiene maggior potere nelle stanze del palazzo pallonaro.
Insomma, come se niente fosse la Fiorentina si ritrova a fare i conti con la sfortuna di non avere a disposizione il suo acquisto più costoso (e se la squadra viola non gira a mille, oltre che per qualche problema, sarà anche per qualche assenza) e con un nuovo sgambetto difficilmente spiegabile. Il tutto al netto di 7 punti di distanza che adesso allontanano la zona Champions. Serviranno perciò, come minimo, altre sette camicie da sudare per recuperare terreno. Le stesse che serviranno anche ai tifosi per tornare a credere di poter vincere una partita senza che nessun errore arbitrali ne condizioni l'esito.