PRENDE FORMA LA NUOVA FIORENTINA
La sessione invernale del mercato, comunemente detto “di riparazione”, aprirà ufficialmente i battenti il 2 gennaio prossimo. Ma è nel mese di dicembre, dopo i vari viaggi a giro per l’Italia e non, che si gettano le fondamenta per eventuali operazioni. E cresce l’ansia da parte dei tifosi, nonché la mole di lavoro per gli addetti ai lavori. Venendo al caso specifico della Fiorentina, la situazione appare alquanto ambigua. Bocciato forse troppo frettolosamente, l’operato della società viola nella campagna trasferimenti estiva col tempo si è mostrato, nel complesso, più che buono: ottimo se si guarda il cammino dei gigliati in Europa, discreto se si analizza la classifica della Serie A. Ma le due cose non si possono scindere, e, se si vuol fare una prima analisi, ci sbilanciamo dicendo che quello viola è attualmente un gruppo assai competitivo con un undici titolare di altissimo livello e delle alternative che si sono distinte soprattutto dal punto di vista della professionalità -cosa tanto rara quanto fondamentale nel calcio moderno-; eppure l’impressione è che manchi ancora qualcosa affinché la Fiorentina possa affrontare con una certa tranquillità entrambi gli impegni. Nessuno ovviamente si aspettava una serie di infortuni così ingente e soprattutto in una parte decisiva della stagione. Ma gli infortuni, anche se non magari in questa misura, fanno parte del calcio e in quanto tali vanno preventivati. L’assenza di Alessandro Gamberini è stata “tamponata” dalla “rinascita” di Per Kroldrup, ma è chiaro che un’alternativa al centrale bolognese manca ormai da oltre un anno, ovvero da quando Tomas Ujfalusi ha lasciato Firenze. Montolivo, Zanetti e Donadel hanno retto benissimo le sorti del centrocampo gigliato, ma è bastata l’assenza contemporanea degli ultimi due per far saltare gli schemi di Cesare Prandelli, Chievo docet. In attacco la buona sorte ci ha conservato fino ad ora in buona salute, e abbastanza lontano dagli strali della classe arbitrale, Alberto Gilardino, ma Nacho Castillo, per quel poco che si è visto, è parso non all’altezza di poterlo all’occorrenza sostituite.
Tre, chiamiamoli così, rincalzi per reparto, potrebbero quindi essere sufficienti a completare il team di Prandelli. Ma arriveranno? Il 1 dicembre alcuni giornalisti hanno gelato la piazza riportando la posizione ufficiale della società: pochi i soldi da investire, bilanci che sarebbero andati addirittura in rosso in caso di mancata qualificazione agli ottavi di Champions, nessun salto di qualità finché non sarà pronta la famigerata “cittadella”. Verità? Prudenza? Pretattica? Verrebbe da pensare all’ultima ipotesi se si guarda alle voci, che al momento paiono decisamente concrete, uscite nelle ultime settimane: sembra fatta per Felipe, e questo sarebbe altro che un vice-Gambero! Anche l’ipotesi dell’acquisto dell’argentino Bolatti pare tutt’altro che remota, anche se in questo caso permetteteci di essere un po’ scettici sulle caratteristiche tattiche del giocatore, riferendoci ovviamente all'immediato. E guai a dimenticare Munoz, il cui arrivo pare solo rimandato alla prossima estate. Ci convincono poco i nomi usciti finora per il ruolo di vice-Gila, mentre ci entusiasma l’idea del “Balotelli viola”, ovvero della definitiva promozione in prima squadra del giovanissimo Babacar. Corvino ha sempre detto che a gennaio difficilmente si riescono a piazzare grossi colpi. Lo stesso responsabile dell’area tecnica viola ha però allo stesso tempo garantito che la società sta lavorando per garantire alla squadra un grande futuro. Voi vi fidereste delle parole di Corvino? La risposta è semplice: un grande operatore di mercato non svela i propri piani nemmeno alla propria consorte, e Corvino un grande operatore di mercato ha dimostrato da tempo di esserlo. E se, rifacendoci ad un antichissimo proverbio –in medietate stat virtus-, la Fiorentina proprio nel tanto sottovalutato mercato di gennaio non solo approntasse dei correttivi per il presente ma ponesse anche le prime basi per il futuro? La risposta verrà solo il 31 gennaio, ma i nomi di Felipe, Munoz, Bolatti, Fabbrini e Schelotto fanno pensare proprio a questo.