PRANDELLI, Buon lavoro in Nazionale
Non ce ne voglia Lippi, e chi per lui, se già oggi voltiamo pagina. Non ce ne voglia nemmeno la Federazione, delle cui scelte salviamo solo l'ultima. E non ce ne vogliano nemmeno gli ex Campioni del Mondo, la cui figura in Sudafrica è quanto di più necessario dimenticare in fretta. Voltiamo pagina subito, dimentichiamo il prima possibile il clima e gli atteggiamenti che hanno portato questa Nazionale a far ridere il mondo dopo quel che aveva fatto, con buona dose di "lato b", soltanto quattro anni prima. Voltiamo pagina, dicevamo, anche perchè a questo punto, davvero, non vediamo l'ora di farlo.
Perchè il dopo Lippi si chiama Prandelli. E mai come in questo momento immaginare l'avvento dell'ex tecnico Viola in un mondo come quello azzurro è l'unico appiglio di speranza per un movimento, quello calcistico, in crollo verticale. Fra squadre che hanno ucciso il campionato con la discesa barbarica di orde sconfinate di stranieri (Inter) e società che cercano senza successo di risorgere dalle ceneri dell'oggi (Juve e Milan) il lavoro che attende il "Mago di Orz" non è per niente semplice.
Ma è, al tempo stesso, quanto di più stimolante gli potesse capitare. Ricostruire da zero un gruppo, una squadra, un collettivo in grado di cancellare gli ultimi due anni di "Lippismo" con annessi e connessi. Ripartendo dai giovani, dai talenti che per stravaganze personali non rientravano nelle logiche viareggine, dai Cassano, dai Balotelli, dai Giuseppe Rossi e dalle altre speranze che, necessariamente, il calcio italiano deve ritrovare e ricostruire. Prandelli, ne siamo certi, è la persona ideale per la ricostruzione. E' il tecnico in grado, finalmente, di dare un taglio e un'immagine diversa a questa Nazionale. Perchè, davvero, l'unico sollievo di oggi è quello di aver chiuso per sempre i ponti con l'Italia di Lippi.