NON CHIAMATELO BAGGIO
Giornata di riapparizioni, quella di ieri. Già, perché se la mattina al Centro Sportivo viola ha fatto capolino dopo nove mesi (CLICCA QUI) il presidente Andrea Della Valle, la sera in occasione di Fiorentina-Juventus è stata la volta di Federico Bernardeschi, trasferitosi nella Torino bianconera l’estate scorsa. Proprio su quest’ultimo, per come sono andate le cose, a qualcuno è sorto quasi spontaneo il paragone con nientepopodimeno che Roberto Baggio, altro protagonista gigliato che abbandonò l’Arno per accasarsi nel capoluogo piemontese.
In realtà, però, le cose non andarono esattamente allo stesso modo, anzi: si tratta di un confronto decisamente instabile. Il 1990 è ricordato infatti come l’anno in cui, il giorno dopo aver visto la Juve vincere tra mille polemiche la Coppa UEFA a scapito dei viola, il Divin Codino scelse di vestire la maglia bianconera. Eppure, è bene evidenziare come l’ex Brescia non avesse accettato l’indecoroso (visto il momento) trasferimento alla Vecchia Signora, tutt’altro. Sovente lo stesso Baggio ha sottolineato di essere stato ceduto senza il suo consenso, in quanto "allora si faceva così, poi si dava la colpa ai giocatori che volevano andare via per guadagnare di più", dichiarò qualche anno fa.
Tornando al paragone con Bernardeschi, forse a qualcuno è passato inosservato che il classe '94, la cessione al club di Agnelli, la voleva eccome. Nonostante le dichiarazioni fatte sulla Fiorentina qualche mese prima con sviolinate annesse: "Ho scelto Firenze. Altre offerte? L'amore per questa maglia conta. Io, Chiesa e Babacar siamo frutto del lavoro del club. Sousa è stato decisivo. Dopo la Juventus sogno di battere il Manchester United", affermava l’attaccante carrarese il 5 febbraio di un anno fa, con gli juventini che preparavano i primi assalti al suo cartellino.
Ma anche il ritorno al Franchi da parte di entrambi, non è possibile raffrontarlo in alcun modo. Quando Baggio mise di nuovo piede sul manto erboso gigliato, sconquassato dall'emozione giocò male, e non tirò neppure il rigore che avrebbe potuto regalare il pareggio alla sua nuova squadra. A partita in corso, poi, fu sostituito, e dagli spalti un tifoso gettò in campo una sciarpa viola: l'ex attaccante la raccolse e l'adagiò al proprio collo. "Fu un gesto naturale", avrebbe asserito diversi anni dopo. Ieri invece, al momento del gol, Bernardeschi non ha esitato ad esultare nel modo più appassionato possibile, ostentando il tutto davanti al parterre di tribuna. Piccoli (?) particolari che però fanno la differenza. E, a Firenze, questo non si dimentica.