MUTU , Le bandiere non esistono più
Pensi al Cagliari e subito la mente corre a Gigi Riva ed ai suoi gol. Ti dicono Milan e vedi Franco Baresi fiero in mezzo alla difesa con il braccio alzato. I calzettoni abbassati di Maradona sono il primo flash quando si parla di Napoli. E ancora, Giacinto Facchetti è sinonimo di Inter, così come il nome di Totti è in perfetta simbiosi con la parola Roma.
A Batistuta la Fiesole dedicò anche una statua, prima che decidesse di passare alla Roma. Toni quasi, ma il richiamo dei soldi tedeschi ammainò la bandiera di Pavullo. E poi è arrivato Mutu, con il suo numero dieci, con il suo balletto a mo' di sfottò, con le sue finte ubriacanti, con i suoi sorrisi da prima pagina. "E' la volta buona". Dai tempi in cui un ragazzo giocava guardando le stelle, a Firenze non era stata mai così forte la speranza di ritrovarla una Bandiera.
Quei giocatori che diventano una cosa sola con la squadra, con i tifosi, con la città. Quelli che hanno il giglio tatuato nel cuore, quelli con la maglia di un solo colore: il viola. Ci sperava, Firenze. Mutu e la Fiorentina, potevano diventare una cosa sola. Invece...
Invece le bandiere non esistono più, almeno quelle low-cost. Ci sono quelle multimilionarie, che dichiarano amore eterno con una mano nel portafogli, quelle che i simboli se li tatuano in oro 24 carati. Adrian Mutu se ne andrà dalla Fiorentina: questione di tempo, questione soprattutto di offerte che devono pervenire in società. Esagerata la richiesta del rumeno, giusta la reazione del club viola: un no secco. Perché la Fiorentina non può e non vuole farsi prendere per la gola da nessuno, che si chiami Toni o che si chiami Mutu. Prima devono arrivare i milioni: 25, per la precisione, poi Mutu sarà libero di andarsene. Ed allora, anche quella che in molti speravano potesse diventare la nuova bandiera viola, sarà ammainata. Storie di un calcio che non c'è più.