MIHAJLOVIC, No gioco no party

24.01.2011 00:05 di  Tommaso Mattei   vedi letture
MIHAJLOVIC, No gioco no party
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

Un bel passo indietro. Ha detto bene Sinisa Mihajlovic al termine della gara contro il Lecce. Il gioco resta una chimera per questa Fiorentina, la manovra sembra spesso macchinosa e mai fluida, i movimenti in tutte e due le fasi sono praticamente assenti e come se non bastasse l’organizzazione non si vede quasi mai durante l’arco dei novanta minuti. Sarà colpa dei giocatori o magari degli assenti ma, a questo punto della stagione, le responsabilità cominciano a pesare sulle spalle di Mihajlovic. E’ vero che gente come Jovetic, Mutu e Vargas possono far cambiare gli equilibri in campo ma è altrettanto vero che vedere un tale smarrimento non è più giustificabile. Una squadra vuota, senza idee e spesso prevedibile nelle sue manovre.

Cosa che non quadra, ad esempio, pensando al Mihajlovic di Catania che faceva giocare i rossazzurri davvero bene, tanta corsa e una squadra bella da vedere. Adesso, con i viola, è tutto il contrario. Ancora più strano appare il fatto che la Fiorentina quando deve giocare sugli altri, vedi Milano, Torino e Napoli, riesce a fare davvero bene mentre quando deve comandare il gioco va completamente in confusione. Questo per dire che le intuizioni tattiche non mancano di certo al tecnico serbo ma allo stesso tempo non è comprensibile che in oltre 6 mesi di lavoro non si veda un timbro nel gioco della Fiorentina. Difendere è più facile che attaccare, è vero. Dunque giocarsela su campi difficili aiuta questa Fiorentina ma c’è un’altra caratteristica che mette ulteriori pensieri nei tifosi della Fiorentina. I viola quando giocano in casa vantano sempre un gran numero di minuti riguardanti il possesso palla, quasi sempre superiori all’avversario. Statistica che evidenzia ancora di più la sterilità del gioco dei gigliati. A Catania, con Mihajlovic in panchina, si vedeva tanto sacrificio e tanto movimento con la palla, a Firenze sono cose praticamente mai ammirate. I giocatori non lo stanno aiutando di certo ma lui, Sinisa da Vukovar, deve dare al più presto un’impronta della sua presenza in panchina. Schemi offensivi che non si vedono, organizzazione difensiva che latita e un centrocampo privo di idee.

Rimane il fatto che Montolivo e compagni hanno subito in estate un cambiamento drastico anche nel tipo di allenamento. Prandelli lavorava molto sulle lunghe distanze mentre il tecnico serbo predilige metodi più esplosivi, l’attuale Ct della nazionale non faceva del pallone il principale elemento delle sue sedute mentre Mihajlovic fa esattamente il contrario. Sarà anche questo uno dei motivi della penuria di gioco ma dopo 21 giornate e sei mesi di lavoro qualcosa in più è assolutamente auspicabile. L’encefalogramma continua, invece, a essere piatto. L’errore forse è stato anche quello di voler insistere per tutto il girone d’andata sull’impostazione Prandelliana del 4-2-3-1 invece che puntare da subito in quello in cui crede Mihajlovic. Mancavano pezzi grossi, diranno alcuni, ma cominciare sin dall’inizio a preparare una squadra a sua immagine avrebbe fatto assimilare tutto più velocemente. Adesso il tempo non è dalla parte di Mihajlovic mentre la classifica esige un cambio repentino.