LE TANTE CHANCES DI SINISA

17.10.2011 00:00 di  Marco Conterio   vedi letture
LE TANTE CHANCES DI SINISA
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© foto di Federico De Luca

'Salta la panchina' è un fremito che, al novantesimo, è scorso nelle vene dei tifosi della Fiorentina. Dal cuore alla lingua, dal sangue ai polmoni. Sinisa Mihajlovic parla d'abitudine, ma il termine è terribile e mortificante. Abitudine è routine, è mancanza d'impulsi e di stimoli. Abitudine è quando il rapporto è logoro e i due amanti non hanno il coraggio di guardarsi negli occhi e di vedere con concretezza la realtà.

Mediocrità è forse il termine più appropriato per la viola d'oggi. Gli attacchi strampalati e solitari, le fughe isolate, i colpi di genio nel deserto delle emozioni non fanno rima con progetto ma solo eco con confusione e disorganizzazione. La Fiorentina che vola dalle stelle alle stalle è troppo legata alle sortite dei singoli: non può, un campionato, esser visceralmente costretto alle galoppate di Cerci, che da soggetto misterioso è diventato puledro di razza, ma che al contempo può avere le sue domeniche storte. Una stagione non può essere aggrappata solo alle invenzioni di Jovetic: ben venga il rinnovo, sia lodato il contratto ed il futuro. Ma progetto deve far rima con presente, con l'oggi. E quest'oggi racconta di una Fiorentina slegata e sfilacciata, dove il difensore fa il difensore, il centrocampista fa il centrocampista, l'esterno fa l'esterno e l'attaccante fa l'attaccante.

Se Cerci chiama con una frecciata sulla destra, Montolivo deve rispondere con una corsa a rimorchio. Se Behrami lancia l'acuto con una palla per la sponda di Silva, ecco che lì deve arrivare Jovetic, come un aguzzino del gol. Se Pasqual soffre con l'avversario in pressione, Lazzari deve esser lì, pronto a coprirlo e sostenerlo. E così via, esempio per esempio, l'uno dopo l'altro. Coesione. Unità, di gioco e d'intenti. Fattori che fanno di una squadra un gruppo, di undici uomini un blocco compatto.

Firenze freme e trema, per l'ennesima volta. Forse perché la mediocrità non le è e non le è mai stata propria, e guai a parlar d'abitudine quando il tifoso mugugna. Fischiare è lecito, rispondere, sul campo, è ben più che cortesia; questo, in fondo, è quel che chiede la città da più di un anno. Mica il caviale, Firenze da sempre s'appaga con una bella bistecca. D'esonero e di panchine che saltano è presto e prematuro per parlarne, perché la stagione è lunga e la classifica è corta. D'altra parte è un'annata strana, in Serie A, e tutto può succedere. Guai, allora, a parlare d'ultime spiagge. Perché da Firenze, il mare neanche si vede. Neanche l'Europa, però, e questo è il problema.