LA SOLITA FIORENTINA
Fa male analizzare il girone d'andata della Fiorentina. Perchè al termine di qualsiasi riflessione si arriva sempre alla stessa conclusione: i viola non giocano quasi mai per intero 90 minuti. Concedono spezzoni ampi di partita agli avversari, fisicamente è come se restassero a guardare, tatticamente tendono a perdersi. Sousa, sotto questo profilo, c'ha indubbiamente messo del suo. Anche ieri sera a Roma contro la Lazio.
Talune scelte effettuate a Genova sono rimaste a mezz'aria, appena sopra la testa di Chiesa di nuovo risparmiato nonostante l'esclusione di Marassi, tanto per fare un esempio. Altre, invece, hanno semplicemente confermato le palesi difficoltà di un elemento come Tello non solo nell'incidere nella manovra, ma soltanto nello stare in campo. Difficile comprendere perchè ancora ieri sera Sousa abbia ostinatamente tenuto in campo lo spagnolo per quasi 80 minuti, esattamente come appare difficile capire perchè questa squadra non sappia approcciare adeguatamente le partite.
Al netto di problematiche che tirano ancora in causa l'allenatore, però, sarà il caso anche di analizzare quella che era stata la scommessa iniziale (e probabilmente futura) della società. La conferma del gruppo storico, la vendita di un unico elemento cardine come Alonso, gli investimenti limitati al minimo necessario facendo conto sulla fantasia di Corvino. Tutte scommesse, appunto, che non sembrano pagare. Almeno non lo hanno fatto fino ad ora.
Perchè contro la Lazio la Fiorentina non aveva a disposizione Gonzalo Rodriguez che sarà anche in calo, ma che la sua presenza sa farla sentire, e l'accoppiata Badelj-Borja Valero che rappresenta la linea mediana "tipo". Tre assenze che sono bastate a evidenziare - come capitato in altre circostanze - le lacune di un mercato estivo che non ha aiutato una squadra bisognosa di riforzi dal gennaio precedente. Ancora oggi pensare che per la società questo gruppo ha bisogno, al massimo, di ritocchi fa pensare che di obiettivi sportivi, al netto di quelli del bilancio, se ne interessino in pochi.
Eppure, tra i proclami estivi, c'era persino la voglia di provare a vincere qualcosa. Proseguendo su questa strada, come minimo, sarà difficile soltanto confermare l'ambito europeo che la Fiorentina vive ormai da quattro stagioni consecutive. La classifica d'altronde si fa bruttina, esattamente come l'avversaria di giovedì prossimo, il Napoli di Mertens. La "solita Fiorentina" di questi tre mesi rischia di farsi male, se non cambia qualcosa nel suo modo di essere.