LA PIENA AUTONOMIA
Pantaleo Corvino è ripartito questa mattina da Firenze alla volta della Puglia, per tornare a casa visto l'aggravarsi della situazione familiare. Una notte praticamente in bianco, per l'ormai diesse gigliato che era rientrato in città nella giornata di ieri anche per rimettere le proprie dimissioni alla società. Una scelta oramai presa, che attendeva solo di essere annunciata, nonoante le tante dichiarazioni di rito degli ultimi due o tre mesi. Il rapporto interno con l'attuale dirigenza viola, del resto, si era deteriorato da tempo, seppure quello con la proprietà fosse rimasto molto saldo. Non è un caso, infatti, che con lo stesso DDV, Corvino, sia sempre rimasto in stretto contatto, soprattutto ora, con la famiglia proprietaria del club viola che è sempre rimasta vicina al dirigente nel momento della difficoltà familiare.
Del bilancio di Corvino a Firenze ci sarà tempo di discutere, di certo la sua esperienza in viola è valsa momenti di grandi obiettivi e bei successi (anche se di trofei, la prima squadra, non ne ha collezionati) e un declino durato due anni fino alla caduta rovinosa di sabato sera. Il comunicato pubblicato ieri, di fatto, arriva come un primo segnale, o una prima esecuzione in termini figurati, all'indomani di un disastro storico. Una di quelle notti alla cui fine serve capire prima di tutto di chi sono le reponsabilità. E con quali proporzioni. Perchè, prima di tutto, giova rendersi conto che l'addio di Corvino non può essere (e non deve essere considerato) la cura a tutti i mali. Ci sarà ulteriore tempo, come per il bilancio del diesse di Verniole, per tornare sulle colpe degli "altri". Di coloro che oggi sono ancora a riposo nonostante lo scempio sul campo, di quel tecnico adesso clamorosamente in bilico e di coloro che, a livello dirigenziale, non hanno fatto altro che velocizzare la caduta della Fiorentina.
Prima, lo ribadiamo, serve rimettere i cocci insieme. Per l'oggi e per il domani. Così mentre la squadra si appresta a partire per il ritiro lontano da Firenze (quasi fossero un gruppo di esiliati) gli interrogativi si moltiplicano. Chi programmerà tecnicamente la squadra del prossimo anno? Come si ristrutturerà la Fiorentina caduta a pezzi sabato sera? Come si rifonderà il club, la rosa, le sue ambizioni e il rapporto con una tifoseria che oggi si sente marchiata per sempre? Con quali sforzi economici che riguardino la squadra da un lato e le opportunità dell'area Mercafir dall'altro? Chi dei proprietari, in sintesi, se ne assumerà la piena e completa responsabilità? Senza, magari, lasciare la piena autonomia a un direttore sportivo ieri esonerato ed esautorato, ma le cui scelte fino erano comunque avallate (per non dire indicate a suon di budget) dalla stessa proprietà e/o società?
Non sappiamo, ad ora, come e quando arriveranno le risposte. Di certo, con una città ancora sotto shock, ci auguriamo che possano arrivare il prima possibile, consci che in casa viola (dagli annunci sugli acquisti alle dichiarazioni del dopo partita passando per gli addii consensuali o più semplicemente per decidere il luogo di un ritiro) c'è sempre e comunque il rischio di dover aspettare un sacco di tempo mentre tutto sembra andare a rotoli.