INSUA, Il terzino venuto da Buenos Aires
Piede educato, carta d'identità da talento yè-yè, Emiliano Adrian Insua Zapata nasce a Buenos Aires, nel 1989. Uomo della capitale, dove muove anche i primi passi da baby calciatore. Nel Boca Juniors, poi, mica in una squadra come tante altre. Segno che la stella del pallone gli sorride sin dalla tenerissima età, anche se poi con gli Xeneizes non riesce a consacrarsi tra i big. C'è il Liverpool, di un certo Rafa Benitez, però, sulle sue tracce. England Calling. Nel gennaio 2007 vola in terra d'Albione, in prestito per un'anno e mezzo. In Premier, una sola presenza ma con la squadra riserve il titolo di campione. Spinge come un matto, sull'out mancino, dribbla, crossa e fa sognare la Kop per il futuro, tanto che Benitez nel 2008 decide di riscattarlo anzitempo, facendogli firmare un triennale. In bacheca Insua ha un Mondiale Under 20, nel 2007, e già un cap con la Nazionale maggiore.
Argentino ergo extracomunitario? Niente affatto. "Ho il doppio passaporto, anche spagnolo -ammise il giocatore nella prima intervista in Reds- grazie ai miei nonni". A proposito dei primi passi in Inghilterra. "E' bello essere in uno dei più importanti club del mondo, la chiamata è stata una sorpresa". A descriversi, nel 2007, ci pensò direttamente lui. "Sono un giocatore tosto, ma mi piace anche giocare il pallone, senza perderlo. So anche calciare le punizioni, ma non sono l'egoista che strappa ai compagni ogni conclusione".
Tifoso del Boca Juniors, Sorin come modello di gioco, Maradona come unico idolo, dopo due stagioni si confessa e racconta le prime esperienze inglesi. "Sono migliorato molto, allenarmi e giocare coi big è stato importante. So difendere, ma lì devo migliorare, anche se sono sempre pronto a dar man forte all'attacco". Rafa Benitez lo definisce "un mentore, un uomo che mi ha dato tutto e che mi ha insegnato grandissime cose". Poi, nella stagione agli archivi, dimostra grande carattere, anche se poi gli esiti Champions sorridono alla Fiorentina. "Non abbiamo niente da perdere -disse prima della sfida col Debrecen- siamo il Liverpool e dobbiamo crederci sino in fondo".
E i tifosi dei Reds? "More than a promise" lo definiscono sulle rive del Mersey. Il futuro del Liverpool, dicevano, prima che il mercato ne stravolgesse sogni ed aspettative a riguardo. Sui forum, però, anche in questi giorni prevale la percentuale di coloro che sperano in una permanenza di Insua in Inghilterra. "He's better than Fab Aurelio", dicono. Migliore, appunto. Ecco perché c'è con forza Pantaleo Corvino.