INQUIETI
Inquieti, ammutoliti, di certo impauriti. Tutti osserviamo le immagini, leggiamo le notizie, seguiamo gli sviluppi che da questa mattina raccontano di un'altra ondata di terrore in Belgio. E qualsiasi sussulto diventa un ulteriore passo verso un baratro difficile da spiegare, ma immediato da comprendere. Non sono queste le pagine adibite a snocciolare pensieri, parole e idee su una vicenda ben più grande, reale e vitale del semplice pallone. Sono (come tutte le altre in queste ore) pagine dove esprimere cordoglio e dolore per innocenti che non ci sono più. Ed è giusto farlo.
Lo sta facendo chiaramente anche tutto il mondo del calcio, peraltro già a suo modo coinvolto nell'attacco del novembre scorso a Parigi. Là c'era di mezzo uno stadio, figuriamoci cosa sarebbe potuto capitare. In queste (nuove) ore di sconforto l'Europa è ancora una volta in ginocchio, colpita a due passi dai palazzi che ne ospitano le istituzioni. In ambito calcistico salterà quasi sicuramente la gara tra Belgio e Portogallo, ma non è detto che non si possa prendere in considerazione l'annullamento di molte altre amichevoli.
Poco fa, intervenuto a Radio 24, l'ex presidente della FIGC, Giancarlo Abete, non ha esluso che gli stessi Europei in programma a giugno in Francia possano essere disputati a porte chiuse ("Il rischio può esserci, parliamo di una competizione in cui l’evento deve avvenire - ha detto l'attuale Vice presidente della UEFA- Non ci sono partite rinviabili ad altra data"). Anche il pallone, tutto il suo universo, oggi, e tanto più di fronte a fatti terribili come quelli di questa mattina a Bruxelles, è inerme. E non può far altro, al pari di tutti noi, di sentirsi maledettamente inquieto.