IL TEMPO PER UNA NUOVA IDENTITÀ
Come quando di mezzo c’è una visita dal dentista: tanto vale andarci il prima possibile, sia per lenire il dolore che per affrontare il problema. Tanto valeva terminare la ritualità della separazione, incluso il primo gol con una maglia diversa del calciatore fuggito con il favore delle tenebre (arrivato dopo appena 12 minuti di gioco). Insomma se la Fiorentina doveva affrontare l’esame del campo dopo le tante parole prima, durante e dopo il mercato i tre schiaffi rimediati sabato sera almeno riportano tutti ad affrontare la realtà di una ripartenza che non può e non poteva essere semplice.
Nell’inserimento dei nuovi Italiano avrà bisogno di un minimo intervallo temporale nel quale far assimilare i propri concetti ai nuovi, una sorta di ricostruzione dell’identità per forza uscita scalfita dalla partenza di Vlahovic. Una concessione dovuta, se non proprio da un’opinione pubblica piuttosto severa nell’analisi del dopo Lazio, quanto meno da parte della società che soprattutto adesso dovrà difendere squadra e tecnico da eventuali turbolenze esterne. Perchè sarà anche vero che sulla sconfitta di sabato pesa qualche scelta iniziale sbagliata, ma se la Fiorentina ancora oggi si gode una posizione interessante di classifica è per la filosofia di gioco (e di conseguenza l’identità) che Italiano ha saputo imprimere al gruppo.
Nella stessa opera di ricostruzione, sempre in termini identitari, oltre una rinnovata manovra offensiva con rinnovati interpreti sarà poi il caso di rivedere determinate pecche difensive. Quelle che, a prescindere dall’esito della vicenda Vlahovic, erano già emerse nella prima parte di stagione. Magari ritrovando continuità nello stesso schieramento, forse nella coppia dei centrali con il duo Milenkovic-Quarta che pareva il più efficace. Ma più in generale regalando più stabilità a un reparto che sabato sera è crollato con troppa facilità al cospetto delle trame laziali - quelle sì - adesso molto più vicine alla filosofia di Sarri.