IL SARTO

20.11.2010 00:00 di  Paolo Bocchi   vedi letture
IL SARTO
FirenzeViola.it
© foto di Giacomo Morini

C'era una volta la bestia nera del Diavolo. Le sue gesta non erano la trama di un film horror nè tantomeno erano scritte sui testi sacri. Era molto più semplicemente la Fiorentina del quadriennio 1997-2001, capace di cogliere nell'inferno rossonero tre vittorie e un pareggio. Era la Fiorentina prima di Batistuta, di Rui Costa, di Toldo e infine di Chiesa, che si apprestava a valicare la vetta di una gestione societaria discutibile e già ampiamente discussa, per poi inziare una lenta e dolorosa discesa verso il fallimento. Era una Fiorentina che raccoglieva piazzamenti in campionato mediamente inferiori a quelli ottenuti negli ultimi cinque anni, ma quando faceva visita al Diavolo cercava di presentarsi sempre col suo vestito migliore. Un vestito fatto di consapevolezza dei propri mezzi, di voglia di ribellarsi al ruolo di vittima sacrificale, che quasi sempre tocca a chi entra nell' inferno di S.Siro, di sfrontatezza, di coraggio.


La Fiorentina rinata dalle sue ceneri questo vestito molto raramente è riuscita a sfoggiarlo contro avversarie di caratura superiore; tante, troppe cose sono cambiate da allora: presidente, giocatori, perfino il supporto dei tifosi non è più lo stesso. Se prima la trasferta di Milano era capace di accendere e mobilitare circa cinquemila cuori viola, adesso, soprattutto grazie alle restrizioni del Casms, saranno appena trecento quelli che potranno dare una mano alla squadra per spingerla ad osare, a non partire battuta, a crederci. Dopo le luci,oggettivamente poche, e le ombre della sconfitta patita all'Olimpico contro la Roma, Sinisa Mihajlovic è chiamato alla sua seconda trasferta contro una delle grandi del campionato. Anche stavolta il vestito viola presenta delle imperfezioni: dal rientro last minute di Juan Manuel Vargas alle precarie condizioni di Natali e Gamberini, senza dimenticare l'infortunio di Mutu. Dovrà essere il tecnico serbo il sarto capace di ricucire quel vestito per le grandi occasioni, quello che esorcizza la paura; anche perchè la squadra della città che ha dato i natali a Dante non può avere paura dell'inferno.