IL SALTO DI QUALITA'
Cesare Prandelli è uno che soppesa le parole. Raramente concede qualcosa, quasi mai regala. Anzi... è più facile sentirlo togliere che aggiungere. Perchè? Non certo per cattiveria. Del resto Cesare è figlio della sua terra (Orzinuovi, nel bresciano) gente concreta, sparagnina, con pochi grilli per la testa e tanta dedizione al lavoro. Semmai lo fa per prudenza, o per troppo amore. E se ci fate caso i suoi sono sempre obiettivi di qualità, per i quali vale la pena spendersi. Ed uno così c'è da ascoltarlo. Come nel caso di Aquilani. "Alberto ha tecnica e grande qualità - ha esordito il CT nell'aula magna di Coverciano - gli manca la continuità. Ecco, spero che possa trovarla con la Fiorentina". Non fa una grinza. Se non che Alberto Aquilani non è proprio un ragazzino alle prime armi. Alberto è un classe '84, cresce nella Roma di Capello ed esordisce in serie A a soli 18 anni. Nella Capitale lo chiamano il "principino", sembra un predestinato (forse lo è davvero) e comincia la trafila delle nazionali giovanili. Alberto se le fa tutte, dall'under 15 all'under 21, raccoglie consensi un pò ovunque. Intanto esplode nella Roma, conquista la nazionale maggiore, e per gli addetti ai lavori nessun dubbio: il futuro è suo.
Però, c'è un però. Il 25 novembre 2006 Aquilani subisce una lesione collaterale mediale al ginocchio destro: sei mesi di stop. Il 2 ottobre 2007 ancora una lesione (stavolta muscolare) rimediata a Manchester: fuori tre mesi. Nel frattempo vince due coppe Italia ed una supercoppa (tutto con la Roma), ma il 22 ottobre 2008 ci risiamo: infortunio in Champions contro il Chelsea e rientro a gennaio. Poi, negli anni a venire un girovagare di lusso tra Liverpool, Juventus e Milan. Alberto non delude, ma al tempo stesso non esalta, non trova fissa dimora, per lui sembra profilarsi una carriera come ce ne sono tante. Va meglio in nazionale, dove esordisce con Donadoni all'indomani del mondiale 2006 vinto in Germania: la partita è Italia-Turchia 1-1, amichevole giocata a Bergamo. Viene convocato anche dal "Lippi bis" ed il 15 ottobre 2008 arrivano i primi gol con la maglia azzurra (2-1, doppietta contro il Montenegro). Fino all'era Prandelli che gli da fiducia, e la sublimazione del gol contro la Spagna campione del mondo nell'amichevole di Bari del 10 agosto 2011.
Però, dicevamo, c'è un però. Manca sempre qualcosa, manca quel salto di qualità necessario a completare una carriera già brillante, già vincente, ma non come richiederebbe la stoffa del protagonista. Prandelli la chiama continuità, l'ultimo tassello per finire il mosaico, vuoi per gli infortuni, vuoi per qualche stagione lasciata andare. Ed il salto di qualità glielo chiede anche la Fiorentina. Non a caso gli è stata data la maglia numero 10, non a caso gli sono state consegnate le chiavi del centrocampo (va bene Borja Valero, va bene Pizarro, ma è Alberto il valore aggiunto là in mezzo), lui stesso ha detto di non essere l'uomo della giocata risolutiva, bensì l'elemento che conferisce continuità alla manovra. E non a caso i tifosi viola gli hanno subito perdonato le indecisioni dell'anno precedente. Addirittura si è passati sopra ai suoi trascorsi romanisti, juventini e milanisti (per Firenze il peggio del peggio). Acqua passata, oggi Alberto Aquilani ha 28 anni, è nel pieno della maturità e fuori c'è la fila: Prandelli, Montella, Della Valle, Pradè, Macia... ci credono tutti. Manca solo quel piccolo salto di qualità.