IL PELO NELL'UOVO
Se tre punti sono manna dal cielo e tre gol sono platino per la Fiorentina che pareva più destinata alle stalle che alle stelle, non è tutto oro quel che luccica. Sia chiaro: niente disfattismi nè critica ad ogni costo, s'intende. Però quello di Alberto Gilardino inizia ad essere un problema. I movimenti, i pensieri e le intenzioni di uno dei migliori centravanti italiani in attività sono sempre più distanti da quelle di Delio Rossi. Attacco a due non fa rima con bomber anni '90, con uomo d'area di rigore, con attaccante rapace e d'istinto. C'erano una volta gli Inzaghi, ci sono oggi i Pato e gli Jovetic. Attaccanti moderni, di movimento, più da riviera che da bosco. Sgomitare in area sì, ma saltando l'avversario, nel periodo del barcelonismo sfrenato piuttosto che della punta boa e di riferimento.
Per questo, col mercato che s'avvicina, urge una riflessione in casa Fiorentina. Senza discutere il grande valore di Gilardino, resta da capire come possa integrarsi negli schemi e nei pensieri di Delio Rossi. Che da sempre ha puntato su attaccanti diversi, più di qualità che di quantità. Il Genoa non demorde e lo tiene sempre sul taccuino per il futuro. Altre candidate, in Italia, però non fioccano se non il Napoli che lo considererebbe tassello ad hoc per rivestire il ruolo di alternativa di lusso ai tre tenori di Mazzarri. Poi l'Inghilterra, col Liverpool unica società lievemente accreditata per aggiudicarselo. Però parlare di futuro è presto, anche per eventuali e possibili sostituti. Il presente, però, non è solo rose e fiori, anche se i tre punti contro la Roma sono un bel punto da cui ripartire.