IL COMMENTO TECNICO: TROPPI NOVE CAMBI, MANCA IL RITMO PARTITA. SUAREZ BOCCIATO, PEPITO CRESCE
Una rabbia doppia, per come ha giocato la Fiorentina e per la contemporanea sconfitta del Basilea non sfruttata. Ora l’Europa è in salita, servono tre partite vere per centrare la qualificazione e (speriamo) il primo posto del girone. Ma ne parleremo.
In questo momento brucia una prestazione orrenda, assolutamente inattesa, ma forse prevedibile: è necessaria una riflessione sull’idea del turno over totale che Paulo Sousa si è inventato per tarare le forze sul doppio impegno campionato-coppa.
Di sicuro la sfida fondamentale di domenica prossima con la Roma ha inciso sulle scelte del tecnico che per altro non è nuovo a questi cambi completi di formazione.
In teoria l’idea potrebbe essere giusta se ci fossero due campionati in contemporanea, ma gli impegni di Europa League sono a distanza di quindici giorni o tre settimane e la Fiorentina Due senza avere nelle gambe minuti e senza intesa, non può essere una squadra.
La formazione messa in campo ieri sera all’inizio con il centrocampo e l’attacco completamenti diversi e nuovi rispetto alla gara di domenica a Napoli, ha toppato clamorosamente. Il fallimento è avvenuto sia a livello collettivo che nelle prove dei singoli. E’ mancato soprattutto il ritmo, l’intensità non si è mai vista e oggi contro qualsiasi avversario, anche il più scarso, a certi livelli, senza ritmo e intensità non si può mai essere competitivi.
Resta anche difficile, però, chiedere il ritmo-partita a una squadra che gioca raramente assieme.
E’ mancata l’intesa, i movimenti, gli undici in campo contro il Poznan hanno affrontato la partita come fanno in genere in allenamento, con il solito approccio distaccato, il gioco accademico e superficialità.
Per cambiare la situazione, il primo tempo è stato tristissimo, sarebbero state necessarie alcune prestazioni individuali sopra la media, ma nessuno di questa Fiorentina Due è stato determinante. Il più atteso Mario Suarez ha fallito ancora una volta dimostrando di non avere la personalità necessaria per dettare i tempi e il ritmo, per prendere in mano la squadra. Il giocatore che abbiamo visto spesso dominare in mezzo al campo nell’Atletico sembra sparito, il nervosismo e il suo gesticolare non condividendo l’operato dei compagni sono segnali inquietanti.
L’acquisto economicamente più importante, quello che doveva fare un salto al centrocampo viola, rischia di essere un flop assolutamente imprevedibile. Suarez non ha funzionato neppure nel centrocampo a tre, il 3-5-2 forse Sousa l’ha progettato anche per lui, ma non è sembrata una scelta azzeccata. Senza esterni in grado di attaccare gli spazi, di saltare l’uomo e di andare al cross, la manovra della Fiorentina è stata da subito banale e prevedibilissima. Pasqual non è in condizione, Rebic ha tanta forza fisica, ma gioca con poca intelligenza.
Degli altri centrocampisti Verdù ha fatto poco, forse il suo. Mati è andato meglio alla distanza, ma nessuno dei due ha le caratteristiche per fare l’interno di centrocampo, sono due mezze punte e comunque troppo uguali. Uno bastava.
Male anche Babacar, un altro atteso a una grande prestazione. Quello che gli manca è ancora una volta la capacità di muoversi per la squadra, di capire il gioco, non c’è cultura calcistica e spesso la sola forza fisica non basta. Lo vorremmo più dentro la partita, invece ha sempre pesanti assenze.
Non ha fatto molto neppure Pepito Rossi, ma qui il discorso è diverso. Andando oltre il gol che comunque significa sempre qualcosa, Pepito non è ancora lui, ma rispetto ad altre apparizioni, almeno si sono riviste alcune movenze, alcune giocate in rapidità, ha la gamba pronta e la capacità di muoversi per la squadra.
La velocità del suo gioco è aumentata in modo incoraggiante, ha affrontato con serenità e convinzione una difesa tosta. Morale? Tra un mese, al più tardi dopo lo stop natalizio, il recupero totale di Rossi potrà dirsi completo. Non è poco.
Ora da recuperare c’è anche la posizione in classifica e le prossime gare (Poznan e Basilea in trasferta, i portoghesi in casa) dovranno essere affrontate con un altro spirito e un altro turn over. Anche il Napoli, per fare un esempio, ieri sera ha cambiato sei giocatori con un cambio pesante, ma l’ossatura è rimasta. In tutti i reparti sono stati confermati i giocatori fondamentali e l’impatto è stato diverso rispetto a quello della Fiorentina.
Probabilmente la strada è quella di Sarri, guardare il minutaggio, alternare le prestazioni, ma non togliere mai dal campo tutti assieme quelli che sono i punti fermi e soprattutto i giocatori con maggiore personalità.
Nella serata visibilmente storta (anche oltre il risultato) ci si è messa anche la sfortuna. Quando Sousa ha deciso di cambiare, proprio nel momento in cui Vecino è entrato e la Fiorentina Due si stava riposizionando in campo, è arrivato il gol dei polacchi proprio per un errore di Vecino che stava ancora cercando di capire come mettersi. Da quel momento è stato tutto più difficile perché è mancata anche la lucidità necessaria e la Fiorentina Due è stata costretta a scoprirsi.
Una serata da archiviare in fretta, ma non con leggerezza. Anzi. La Fiorentina Uno non vale la Fiorentina Due e questo si sapeva, se nelle scelte c’è stata anche la presunzione di essere arrivati ad un altissimo livello di lavoro collettivo, forse qualche convinzione andrà rivista.
Una volta sentii Liedholm dire che Valigi (un ragazzo) valeva Falcao (squalificato), ma era solo un modo di dire per esaltare un giovane e caricare il collettivo. Lui non ci credeva e non voleva farlo credere a nessuno, quella frase passò alla storia del paradosso.
Quindi Verdù (con rispetto) non può valere Borja Valero e Suarez non è Badelj. Meditiamo Sousa, meditiamo…
Per fortuna arriva subito la Roma, c’è da pensare a Salah e la Fiorentina Uno ha l’occasione per far dimenticare in fretta questo giovedì da cani…