IL COMMENTO TECNICO: SOUSA, DEBUTTO DA GRANDE. KALINIC: CHE GIOCATORE, ILICIC RINATO. JOAQUIN VIA PER 5 MILIONI
Se questa è la Fiorentina, abbiamo scoperto una squadra. Una squadra vera, compatta, aggressiva, ricca di personalità, capace di stare in campo e di giocare a calcio in maniera diversa a seconda delle situazioni e dei momenti della partita. Che sa difendere e attaccare con la stessa intensità, che all’occorrenza sa gestire.
Se questa è la Fiorentina, abbiamo scoperto un allenatore chiamato Paulo Sousa che arrivato tra lo scetticismo generale, sta conquistando tutti per lo straordinario lavoro che ha fatto per cambiare pelle e rimodellare la squadra presa in eredità a sorpresa da Vincenzo Montella. Ma anche per la modestia, la franchezza e la disponibilità. Era già un allenatore in campo e per chi lo conosceva giocatore come me, non si sorprende affatto nel vedere trasmettere i suoi concetti di calcio a questa squadra, il calcio dei suoi maestri, Lippi soprattutto, che costruivano le loro squadre dalla compattezza difensiva per cercare poi recupero palla, qualità e brillantezza con le trame offensive portate da più giocatori. So che ai tifosi viola non fregherà nulla per antijuventinità conclamata, ma la storia conta e Paulo Sousa era il regista della Juve di Lippi che si permetteva di vincere scudetto e Champions League schierando contemporaneamente tre attaccanti come Vialli, Del Piero e Ravanelli, mantenendo comunque una straordinaria qualità difensiva.
Se questa è la Fiorentina, Paulo Sousa ci stupirà.
Intanto ieri ha stupito il Milan e Mihajlovic che si aspettava il 4-2-3-1 e invece si è trovato davanti uno schieramento tattico diverso, il 3-4-2-1 che ha sconvolto tutti i piani tattici dei rossoneri.
Questo è un altro segnale della capacità di Sousa che cambia modulo e prepara la partita in base alle caratteristiche dell’avversario, dopo averlo studiato e scoperto i punti deboli. Con il centrocampo a quattro e due mezze punte (Ilicic e Bernardeschi) capaci di tornare a difendere, ha avuto sempre la superiorità numerica in mezzo al campo e spezzato in due il Milan che non è mai riuscito a dialogare con Honda e le due punte (Bacca e Luiz Adriano).
Il grande pressing a tutto campo è stata la botta finale per il Milan che non è mai riuscito a reagire, a ragionare. Salvo poi subire le ripartenze veloci dei viola che appena riconquistata palla hanno verticalizzato su Ilicic tornato a giocare ai suoi livelli di grande attaccante e su Kalinic, appena una amichevole alle spalle, dimostratosi un giocatore importante, uno di quegli attaccanti che magari non faranno tanti gol, ma sgusciano ai difensori, sono difficilissimi da marcare, aprono gli spazi, dialogano e costringono spesso al fallo i marcatori. Chiedere all’ingenuo Rodrigo Ely che si è fatto buttar fuori per due gialli provocati proprio da Kalinic e dai suoi movimenti.
Fatichiamo a parlare di Kalinic e Ilicic che hanno scardinato la partita, perché parlare dei singoli è riduttivo, ci è piaciuta soprattutto la squadra Fiorentina che ha creato altre due nitide occasioni da gol proprio per Kalinic e Ilicic soli davanti al portiere, ha tenuto palla per gran parte della partita, ha attaccato con continuità su tutto il fronte d’attacco e concesso al Milan soltanto un paio di azioni pericolose con zero parate di Tatarusanu.
Questa partita è la continuazione del lavoro che abbiamo visto in precampionato, non abbiamo esaltato le vittorie con Barcellona e Chelsea perché erano amichevoli, ma in quelle gare c’era già questo seme importante dal quale è derivata la nostra serenità di fronte a troppo scetticismo visto questa estate.
Il nuovo concetto di calcio è quello di creare una squadra solida capace di esaltate le qualità dei giocatori e Kalinic è un esempio. Non è un grande nome, tutti noi lo conoscevamo poco, abbiamo pensato che fosse solo destinato alla panchina e invece l’allenatore l’ha voluto perché uno così diventa devastante nel movimento di squadra. Il discorso vale per Roncaglia voluto e difeso fortemente. Ma è impressionante la crescita di tutti. Vogliamo parlare del Badelj di ieri sera? O di Alonso. Di Borja o anche Gilberto. Ognuno fa il suo, supportato dai compagni, supportando la squadra.
L’esclusione di Suarez e Astori dal primo minuto, gli acquisti più importanti del mercato, raccontano anche di un allenatore puntiglioso. Quasi maniacale. Temendo che Suarez non potesse giocare (l’ha saputo solo ieri pomeriggio), ha preparato la gara con Badelj e Borja e comunque ha fatto giocare loro proprio per il lavoro fatto in settimana. Astori non è ancora in condizione, con Sousa giocano sempre i più in forma e questo è un altro bel segnale. Io pensavo che comunque giocasse Babacar nonostante un precampionato non al massimo e invece Baba dovrà lavorare duro per riprendersi il posto. Questo è il calcio, non ci sono formazioni o moduli fatti e intoccabili, tutto evolve continuamente e le squadre si fanno su 25 giocatori, giovani o vecchi che siano, e non soltanto su 12-13. Ogni riferimento non è casuale.
Con tutte le cautele del caso e il mercato ancora aperto per qualche ritocco, questa Fiorentina se riuscirà a continuare su questa falsariga e migliorare movimenti e intensità, potrà riuscire a superare l’aumentato divario tecnico con alcune delle grandi e diventare la sorpresa del campionato. Fra tutte le squadre viste, nessuna come la Fiorentina di ieri sera ha giocato da squadra e questa è una certezza sulla quale cominciare a ragionare.
Chiudo con Joaquin. E’ chiaro che un giocatore con le sue qualità tecniche e la sua serietà è meglio averlo, ma se vuole andar via, se il Betis Siviglia, senza inutili furbizie, vuole il giocatore e lo vuol pagare il giusto (cinque milioni) non vedo l’utilità di questo braccio di ferro per un giocatore di 34 anni. Pagare e vedere cammello, poi un altro magari più giovane si trova anche in una settimana.
@enzobucchioni