REVOLUTIONARY ROAD
E adesso che si fa? Con sette partite da giocare e sei punti dal settimo posto valido per l'accesso in Europa, sempre che il buon Palermo non riesca nell'impresa di accedere alla finalissima di Coppa Italia, non resta che guardare avanti, o per meglio dire oltre, in direzione della prossima stagione. Sembra arrivato allora il momento di intraprendere la cosiddetta Revolutionary Road, ovvero quel progetto coraggioso e innovativo di cui si è fatto un gran parlare negli ultimi mesi e che vedrà l'ingresso in prima squadra delle giovani pianticelle viola e la conseguente partenza di coloro che, per scelta propria o per decisione della società, non rientrano nei programmi futuri della Fiorentina.
Tornando per un attimo alla partita di Cesena non può non saltare agli occhi un particolare. Nel centrocampo viola visto al Manuzzi, infatti, tra i vari Donadel, Santana, Montolivo e forse anche Vargas, non ve ne è uno che sia realmente sicuro di vestire la maglia viola anche per la prossima stagione e due di questi, Donadel e Santana, che lasceranno sicuramente il capoluogo toscano. Una situazione particolare se si pensa che la Fiorentina, dopo il pareggio di ieri e la vittoria della Juve all'Olimpico, non sembra aver più niente da chiedere a questo campionato.
Ergo, una delle possibili soluzioni potrebbe essere quella di reintegrare nell'undici titolare quel Gaetano D'Agostino, emarginato e sperduto nei meandri della panchina ormai da troppo tempo, e portare in prima squadra alcuni giovani come Taddei, Salifu, Carraro, Piccini, Matos e Iemmello già elogiati da Mihajlovic nell'ultima conferenza stampa pre Cesena, ma anche dando finalmente piena fiducia ai giovani di prospettiva già inseriti nel giro della prima squadra come l'incompreso Babacar. Non ce ne vogliano i suddetti Santana e Donadel o gli indecisi di turno come Montolivo e Vargas, per i quali abbiamo speso in passato sempre belle parole, ma adesso il terreno sembra fertile per provare a coltivare qualcosa di più duraturo e fruttuoso per gli anni a venire.
Il progetto Fiorentina in questo momento necessita di un disegno prospettico sul quale fare affidamento e la stagione attuale, in tal senso, avrebbe potuto essere un anno nel quale gettare le basi per futuro luminoso, tra la vecchia scuola Prandelli e il nuovo corso targato Mihajlovic, atto a rinvigorire un progetto che nell'ultimo anno e mezzo aveva dato segnali di cedimento. Ora, con l'obiettivo Europa lontano e una serie infinita di noie legate ai rinnovi contrattuali, serve quel coraggio e quella lungimiranza, così come è stato fatto con Camporese, per non rischiare di ritrovarsi poi a giugno con una squadra smantellata nelle fondamenta e con poche certezze per il domani. Adesso servirà soprattutto il miglior Corvino, al quale la proprietà ha affidato il compito di ricostruire, per ritrovare la strada maestra e riportare la Fiorentina ai livelli che le competono. Aspettiamo fiduciosi...