FORTE, PROMETTENTE... E SILENZIOSA
Non è nemmeno calcio minore quello andato in scena al Franchi, ma un magrissimo spettacolo - eufemismo - che non può attirare attenzione o tanto meno entusiasmo. La gara tra Fiorentina e Sassuolo ha poco senso per la classifica e per una stagione ormai terminata per entrambe le squadre, ma è tutto quel ruota intorno ai viola che ha l'amaro sapore del distacco e della dissafezione, senza contare che non è nemmeno la prima volta in cui al Franchi si respira un'aria così pesante. Era logico andasse a finire così visto che la protesta delle curve aveva già fatto capolino prima della semifinale di Bergamo, ma certo il ko di giovedì scorso ha ufficializzato la fine di qualsiasi ambizione e lo scadere di una fiducia a tempo durata ben tre anni. Gli stessi nei quali la Fiorentina è rimasta lontana dall'Europa League, obiettivo minimo più o meno rilanciato a scadenze regolari e con fantasiose interpretazioni come la rincorsa al settimo posto annunciata la scorsa estate.
Nel mezzo resistono due figure che provano a guidare la barca in porto: Montella e Chiesa. Il primo valutando dalla panchina come e quanto muoversi in estate anche sul mercato, il secondo provando da solo a scuotere i compagni dall'atmosfera surreale di uno stadio vuoto che protesta contro la proprietà. Entrambi mettono faccia e impegno in questo finale di stagione, entrambi oggi rappresentano gli unici punti di riferimento del mondo viola. Anche perchè intorno regna soltanto il silenzio, metafora di come la squadra si comporta in campo dando l'idea di aver già mentalmente chiuso la stagione (capitanata da un Veretout che pare avere la testa altrove, e non solo per il rigore sbagliato di ieri).
Resta da capire, allora, dove sia proprio quella proprietà che Montella, come Pioli, definisce “vogliosa di ricominciare a fare calcio” e dalla quale lo stesso Chiesa attende segnali per capire il proprio futuro. Non una parola è del resto arrivata dopo l'eliminazione in coppa, da Diego Della Valle fino ad Andrea Della Valle passando per Cognigni o Corvino, non una figura della dirigenza si è minimamente esposta anche solo per ammettere come qualcosa non abbia funzionato. Fa specie ripensare a come, un'ora dopo l'eliminazione dalla Champions della Juve, il presidente bianconero Agnelli si sia presentato davanti ai microfoni per cominciare a scrivere subito una nuova pagina, o come nello spogliatoio del Milan dopo la sconfitta di Torino sia andato in scena un summit di fronte ai vertici della società, almeno quanto domandarsi quando, dalla Fiorentina, arriverà una minima indicazione chiara su cosa stia avvenendo e come si pensa di chiudere dignitosamente l'annata.
Senza contare che anche qualche parola che possa supportare le garanzie ricevute da Montella (che nessuno ancora conosce) e le speranze dei tifosi di non veder partire un altro talento come Chiesa (magari proprio verso la Juve come capitato con Bernardeschi) sembrerebbe il minimo. Quasi che la sfida con il Sassuolo, per il momento che sta vivendo la squadra e per la protesta che porta avanti la tifoseria, alla fine non interessasse troppo nemmeno a chi ieri ha disertato lo stadio come molti tifosi, guardandosi bene dallo spiegare come mai questa Fiorentina sia sempre meno competitiva. Una squadra per qualcuno forte e promettente nonostante la dodicesima posizione in classifica che la vede scavalcata dal Sassuolo, e maledettamente silenziosa lontano dal rettangolo di gioco.