FORMA, SCELTE E MERCATO: UNA VIOLA TROPPO BRUTTA PER ESSERE VERA
Troppo brutta per essere vera. La Fiorentina travolta 4-0 a San Siro ha tutti i contorni della peggior versione della Viola di Italiano. Quella, in realtà, già vista altre volte. Un anno fa a Istanbul, per esempio, oppure due stagioni fa a Torino e in casa contro l’Udinese (ko con gli stessi risultati di ieri). Tutte circostanze nelle quali Biraghi e compagni, oltre che crollare sotto l’aspetto fisico (e la sensazione è che a San Siro sia stato questo il problema principale) hanno in partenza staccato la spina. Si spiega anche così il mea culpa (quanto mai apprezzabile) che nel post gara del Meazza ha fatto Vincenzo Italiano.
Un allenatore a volte fin troppo convinto delle sue idee ma che stavolta sa di aver commesso un duplice sgarro in nemmeno 48 ore: affermare - nel video confezionato dall’house horgan di ACF sabato - che la sua squadra era terribilmente provata dalle fatiche accumulate in Conference (e ci può stare) e poi smentirsi il giorno dopo riproponendo contro una delle squadre più forti d’Italia 9/11 della formazione che ha battuto giovedì il Rapid Vienna. Rispetto alla squadra che ha battuto gli austriaci, i volti nuovi dal 1’ erano solo Christensen e Beltran. Qualcosa non torna ma è stato il tecnico stesso a mettere le mani avanti su una gestione delle risorse stavolta sbagliata. E di questo perfino le bocche di fuoco più critiche verso il mister dovranno rendergli merito.
Certo, resta difficile pensare che il poker incassato a San Siro sia figlio solo e soltanto della fatica di giovedì e delle scelte del tecnico. Perché - se come Italiano afferma in questa squadra può giocare solo chi è al 100% - viene da domandarsi allora quale sia il reale valore delle seconde linee che sono entrate in campo durante la gara o sono rimaste in panchina. Il mercato, in definitiva, sta già dando le sue sentenze o ci sarà ancora da attendere la maturazione di qualche elemento? Il sentore è che Italiano sia già reso conto che ad oggi è meglio spremere chi ha ancora qualche stilla di sudore disponibile piuttosto che puntare su elementi che, pur di valore, non possono avere la qualità dei titolari chiamati a giocare partite verità come quella di ieri a Milano.
La sessione estiva ormai è terminata e a questo punto la sosta per le Nazionali - che si annuncia di fuoco, visto il tasso di critica che da ore coi sui sbalzi già serpeggia per Firenze - giunge forse nel momento migliore per permettere al tecnico di ritrovare l’identità della sua squadra e, al contempo, alcune pedine fin qui a mezzo servizio. Di Ikoné e Sabiri, ad esempio, si sono perse le tracce. Così come di Barak e di Pierozzi (se il Dodo visto al Meazza è questo, forse vale la pena insistere su Kayode), mentre - in attesa di scopire Maxime Lopez - Mina è ancora alla ricerca della forma migliore (ma a questo punto sette gol incassati in tre gare di campionato devono suonare più di un campanello d’allarme). Dopo il mea culpa, adesso, conteranno i fatti.