FORCA DOUTOR
Non solo calcio. In molti lo ricordano per i dibattiti politici a cui partecipava al circolo Vie Nuove nella zona di Firenze sud. L’inseparabile lattina di birra in mano, un pacchetto di sigarette, le sue convinzioni di sinistra. Alcuni lo hanno ancora davanti agli occhi mentre saliva sulle colline di Grassina dove abitava insieme alla sua numerosa famiglia. Altri hanno in mente le sue grandi difficoltà d’ambientamento e al tipo di preparazione, tanto che nel ritiro di Pinzolo si bloccò subito e gli furono prescritti due giorni di riposo.
Parlare del dottor Socrates adesso, a distanza di ventisette anni dal sui arrivo a Firenze fa sempre effetto. Era e resta un grande personaggio. Ora il Tacco di Dio si trova intubato in un letto d’ospedale a San Paolo nel reparto di terapia intensiva per un’emorragia digestiva causata da un’ipertensione epatica forse frutto di una cirrosi. Ecco, pensare ora a Socrates fa ancor più effetto. Le sue condizioni sono definite stazionarie, ancora gravi ma in miglioramento. Walter Casagrande, ex attaccante del Torino e suo vecchio compagno di squadra in Brasile al Corinthians, ha raccontato che "Socrates mi ha riconosciuto e presto potrebbe essergli tolto il respiratore artificiale. E' un guerriero e si riprenderà".
In campo con la maglia viola Socrates deluse, le aspettative erano altre, al suo arrivo tutti avevano iniziato a sognare lo scudetto. Quando mise a piede a Firenze nell’estate dell’84 l’aeroporto fiorentino rimase paralizzato per un’ora. Negli occhi la gente aveva ancora la splendida Selecao dell’82 di cui Socrates, con la sua eccellente visione di gioco, era uno dei punti di forza insieme a Zico, Junior, Cerezo e Falcao. E invece la lentezza, la pigrizia e l’incapacità di adattarsi al nostro calcio resero la vita difficile al Magrao, sempre più intristito e preda della saudade. Troppa diversa l’Italia dalle sue abitudini e ritmi di vita. “Un giorno nel ritiro di Pinzolo – ci ha raccontato tempo fa De Sisti – crollò a terra spossato e io chiamai il medico. Lui mi fermò e disse: “No, il dottore sono io”.
Anche questo è Socrates, rigido e fermo sulle sue posizioni. “Nello spogliatoio avevamo un calendario e lui, vista la nostalgia del Brasile, segnava continuamente i giorni che mancavano al suo ritorno a casa”, ha ricordato Celeste Pin.
Firenze però non ha dimenticato alcune sue perle calcistiche, su tutte un pallonetto splendido dal limite dell’area in una partita vinta cinque a zero contro l’Atalanta. Una sorta di cucchiaio su cui il portiere nerazzurro Benevelli rimase immobile a guardare. Un gol per palati finissimi come quelli dei tifosi viola e che compendiava le sue capacità balistiche. Anche se alla fine se ne andò quasi tra l’indifferenza generale adesso Firenze gli manda comunque un abbraccio sincero, l’in bocca al lupo in un momento così delicato. Perché Socrates era un pensatore anche fuori dal campo, una personalità dallo spessore unico che ti faceva riflettere. Filosofo, commentatore sportivo, attento anche ai particolari che vanno oltre il campo da calcio. Quando un paio d’anni fa lo raggiungemmo al telefono, ci disse. “L’esperienza a Firenze non l’ho dimenticata. Mi è servita anche per capire la cultura di un popolo”. Sì perché in fondo tra i suoi grandi desideri c’è sempre stato quello di scoprire, informarsi, aggiornarsi. E forse anche per non darsi troppa importanza sorprese tutti al suo arrivo a Firenze con una massima che affonda le radici proprio in Socrate (il filosofo). “Tutto ciò che so è che non so niente”. Da quel giorno ha allargato i suoi interessi abbracciando anche il campo della pittura. Oggi è in difficoltà ma pare che progressivamente stia migliorando. E allora forza dottor Socrates, il calcio (e non solo) ha ancora bisogno del tuo sguardo profondo e disincantato.