FIORENTINA, Quei fischi che fanno riflettere....
Suonano come pugnalate. Stridenti, acuti. Inaspettati. Fischi, verso una Fiorentina che non piace, verso una squadra a cui è lecito chiedere di più e da una piazza che pretende tanto. "Meglio gli applausi in Uefa..." Cesare Prandelli è rimasto spiazzato. Non se li aspettava. Sono i primi, in fondo, della sua gestione. E sono l'unica colonna sonora di un esordio Champions senza inno e senza acuti di violino, che arrivano al termine di una gara noiosa, amorfa, piatta. Non da Fiorentina.
Giusto o no? La libertà d'opinione, deo gratias, è quanto meno sacrosanta. Il contenuto della stessa, poi, in alcuni casi, altrettanto opinabile. Se guardiamo solo al passato, infatti, fischiare la Fiorentina è quanto di più assurdo si possa fare. Se il ciclo fosse iniziato quest anno, invece, potrebbe essere interpretato come uno sprone in più. Montolivo non gira, Mutu non incide, Vargas non convince, Santana non balla, Kuzmanovic non esplode. Tanti "non" e poche certezze, che hanno sempre e comunque i nomi di Frey, Gamberini e Gilardino.
Cara Fiorentina, ormai dovresti aver imparato a conoscere Firenze. Quella del "do ut des", quella che dà e pretende. Fischia ma col cuore infranto, critica ma con gli occhi sognanti. Non parla mai per parlare, Cesare, neanche lei. Se ha fischiato la Fiorentina, è segno che se lo è meritata: la debaclé con il Napoli, il tonfo di Roma, le vittorie senza spettacolo con Bologna e Genoa. Firenze ha pazienza, per Prandelli e per i suoi beniamini difficilmente terminerà di averla. Però fischia. E sono fischi che fanno male, soprattutto se non si capisce che sono come e più di un semplice atto d'amore, più di un semplice un applauso.