FIORENTINA, Quale modello per il futuro?
Dopo tanta esitazione l'hanno ammesso: un ciclo è finito e ne inizia un altro. E molti indizi fanno pensare che si tratterà di un ciclo basato sui giovani. Partiamo infatti da due quasi-certezze: le ambizioni della Fiorentina dovranno giocoforza ridimensionarsi perché per chissà ancora quanti anni per accedere all'Europa che conta occorrerà classificarsi tra le prime tre del campionato; i crescenti inviti al fair play finanziario combinati con una tendenza alla diminuzione delle entrate spingono verso un quasi inevitabile taglio al monte ingaggi. Il club viola non parte del tutto impreparato, perché un bel vivaio in questi anni se l'è costruito. Ma potrebbe non bastare. Molti, infatti, parlano del modello inglese, ispirandosi ad alcuni club della Premier che non hanno avuto paura di gettare nella mischia ragazzi di 18-19 anni, che dopo qualche stagione sono diventati i pilastri delle rispettive squadre. Ma, come abbiamo sottolineato in altre sedi, la realtà britannica è completamente diversa da quella di casa nostra. Non è poi così strano, infatti, vedere qualche storico club d'Oltremanica vivere una fase di transizione abbastanza lunga caratterizzata da stagioni anonime e/o deludenti, ma a questi periodi non ci pare corrisponda una disaffezione come quella che si registra tra i tifosi gigliati. O che si registrerebbe in qualsiasi altra realtà italiana, perché il problema non riguarda Firenze ma il modo di vivere il calcio nel nostro Paese. E forse nemmeno di problema si può parlare ma semplicemente di diversità di culture calcistiche. La Fiorentina dovrà quindi crearsi un modello proprio, ammesso che non lo stia già facendo, cercando di far tesoro di alcuni esempi del calcio nostrano, del presente e del passato. Abbiamo spesso tessuto le lodi dell'Udinese. Una realtà che proiettata in un bacino di utenza decisamente più ampio potrebbe dar vita a qualcosa di veramente interessante.
Ma creare una rete di osservatori, o, addirittura, proprio come nel caso del club friulano, una società satellite all'estero richiede tempo e soldi. Un modello più "abbordabile" è quello della Sampdoria dei Vialli, dei Mancini, dei Salsano e dei Vierchowod. Ma non va dimenticato come, prima di farli rientrare alla casa madre, il club ligure questi ultimi due li abbia fatti maturare a Empoli, Parma, Firenze e Roma. Ed è questo, a nostro avviso, il passaggio che manca alla Fiorentina per poter passare ad una linea verde senza correre troppi rischi. Dal punto di vista puramente tecnico, un Piccini, un Carraro ed uno Iemmello possono essere già pronti per il grande salto. Ma, ormai è risaputo, difficilmente i giovani garantiscono continuità. Quella continuità che invece potrebbe garantire, ad esempio, un Romizi. In parole povere, il mandare un giocatore a "farsi le ossa" ci pare sia ancora un requisito essenziale per la sua crescita. Per molti dei giovani viola questo passaggio non sarà possibile, anche per un fattore puramente numerico. E qui dovrà venire fuori l'abilità sia di Corvino che di Mihajlovic nell'individuare coloro che potranno fare il grande salto senza rischiare di venire "bruciati". Al contempo ci pare in ogni caso necessario creare una serie di rapporti con dei club dove i giovani viola possano completare la loro crescita. Cosa non facile perché, soprattutto di questi tempi, nessuno fa niente per niente.