E VINCENZO SI CONFESSO' BURLANDO...
Alla vigilia sembrava quasi ci prendesse in giro... “Wolski? Ha numeri eccezionali, infatti domani partirà titolare”. Parafrasando la maschera (guarda caso) bergamasca, Vincenzo “Arlecchino” si confessò burlando. E sopratutto vinse la partita. Chi l'avrebbe mai detto: Rafal Wolski, di padre polacco, entra fin dal primo minuto come fosse un veterano. Senza paura, senza timore. Anzi, dopo un quarto d'ora il ragazzo sfodera un destro-sinistro (dribbling di destro e mancino rasoterra parato da Consigli) propedeutico ad una grande prestazione. Poi la “testata” che propizia il gol di Mati, da vero attaccante. Eh sì che a Moena non aveva “bucato”, era passato oltre senza incidere i taccuini dei cronisti presenti. Meglio di lui aveva fatto Iakovenko che, per ora, resta indietro. La burla di Vincenzo, però, non si ferma qui. Schiera un albero di natale fuori stagione, arretra Borja Valero (di regola doveva giostrare da trequartista) avanzando il piccolo cileno nei due dietro il “fenomeno” Rossi. Intanto Mati lo premia con il gol che sblocca il risultato. E poi Borja imperversa dappertutto: da destra a sinistra lo spagnolo imposta, contrasta, rifinisce (suo il cross per Wolski e per la traversa che innesca il vantaggio di Mati Fernandez) in una parola...
decide la partita. Poi Ambrosini. All'ex-milanista insegni poco, lui mette il GPS dell'esperienza e va da se. Certo “Ambro” recupera qualsiasi cosa a centrocampo, regala centimetri preziosi ad una difesa “corta” e spesso in difficoltà sulle palle alte, “assiste” Pepito Rossi a metà ripresa con la precisione di un numero 10. Ripetiamo: Ambrosini brilla di luce propria, ma la cura Montella funziona...sopratutto per uno di 37 anni. Chiudiamo con Pepito Rossi. Che fosse forte lo sapevamo, che fosse così forte... lo dubitavamo. Che sarebbe stato decisivo, devastante, goleador già da subito... sinceramente lo ignoravamo. Qualcuno, nel dopo partita, ha visto Vincenzo burlarsi anche di questo. Forse per lui, in tema di maschere, la rinascita di Pepito era solo... un “segreto di Pulcinella”.