CORVINO, Un viaggio con il direttore
C’era la neve, tanta neve, c’era un direttore sportivo sotto la sede di una radio fiorentina, aveva appena finito una lunga e interessante intervista e stava morendo di freddo.
La macchina con la quale doveva tornare indietro non usciva dal parcheggio, quella che dove eravamo noi aveva le ruote termiche, un’occasione da non perdere; offrirsi di accompagnare Corvino allo stadio e poter parlare con lui lontano dalle telecamere, capire davvero cosa pensa e cosa prova il direttore viola.
Nemmeno il tempo di farlo salire in macchina che già aveva iniziato a discutere con il giornalista che lo stava accompagnando, complici la neve e il traffico, che non permettevano di muoversi a più di 20 km/h, l’Odissea per raggiungere il Franchi partendo da viale dei Mille è durata quasi un quarto d’ora.
Le parole del direttore riempivano la macchina, spaziavano dalle critiche continue che gli vengono rivolte da opinionisti e tifosi alle difficoltà che il mercato di gennaio rappresenterà.
Più metri percorreva a macchina e più sembrava umano Corvino, lontano dai critici e da chi lo attacca continuamente ha scoperto il fianco, ha permesso a chi lo ascoltava di provare i suoi sentimenti.
E chi lo avrebbe mai detto? Il direttore soffre davvero quando riceve le critiche, quelle a suo parere non meritate. Si vede dall’espressione del viso quando ripercorre la storia della squadra viola in questi ultimi 5 anni. Mentre sottolinea il fatto che molti attribuiscano i meriti dell’essere arrivati quarti per quattro anni solo a Prandelli e non a lui, le espressioni del suo viso sembrano dire: "Qualche merito ce l’ho anche io…"
La conferma non tarda ad arrivare, arrivati al semaforo riesco a girarmi e guardarlo negli occhi, proprio nel momento in lui ci rivolge una domanda: “Ammettiamo e non concediamo che tutti i meriti siano di Prandelli, ma almeno un merito me lo vorranno riconoscere? Chi lo ha scelto il mister di Orzinuovi?”.
Domanda retorica che non ammette risposte diverse dal semplice: “Lei, direttore”.
Un sorriso appare timido sul volto di Pantaleo. Il direttore continua a parlare mentre ci avviciniamo sempre di più allo stadio, la voglia di fare inversione e tornare indietro per ricominciare la chiacchierata da capo è tanta, ma alcune parole di Corvino ci levano ogni pensiero e ci riportano dentro la macchina: “Amo Firenze, i fiorentini e soprattutto amo la Fiorentina cerco sempre di fare del mio meglio”.
Chi non lo ha visto non può capire davvero, ma di una cosa è sembrato convinto:
Vuole riconquistarsi l’affetto che la città continuamente gli dimostrava qualche anno fa e che oggi gli manca davvero tanto.